27° IDFA – International Documentary Film Festival Amsterdam, 19-30 novembre 2014, Amsterdam
La narrazione al tempo degli Oculus Rift
Ad Amsterdam, nell’ambito del Festival Internazionale del Cinema Documentario (IDFA 2014), una vetrina (il DocLab), ancora più ampia in questa edizione, è stata dedicata alla cosiddetta Immersive Reality: la realtà vista attraverso la tecnologia interattiva, in particolare quella mediata dagli Oculus Rift, i nuovi visori per la realtà virtuale.
Oltre alla competizione ufficiale per la Digital Storytelling, il 23 novembre si è svolta l’annuale Interactive Conference sul tema Immersive Reality, che riunisce creativi, produttori, accademici e altri addetti ai lavori. Ad aprire la conferenza è stata Monique Simard, direttrice della fondazione canadese SODEC, dal 2008 già responsabile della sezione francese del National Film Board of Canada. Le parole di apertura hanno redarguito la difficoltà di adeguamento delle reti televisive e dell’industria cinematografica attuale alle nuove tecnologie interattive, transmediali e partecipative. Su questo orizzonte si inserisce la vetrina del DocLab, che ogni anno finanzia nuovi talenti e raccoglie le ultime novità sul racconto del reale. Alcuni autori hanno presentato dei lavori molto interessanti. Il data artist James George, attraverso il montaggio di una camera su un Kinect (sensore di movimento dell’X-Box) ha ottenuto una serie di immagini tridimensionali molto suggestive, che ha infine raccolto per il documentario interattivo Clouds, dove artisti mediali, designer e hacker si confrontano. L’opera, che ha già vinto al Tribeca Film Festival 2014, era presente in una sala del DocLab insieme ad altri documentari interattivi, tra i quali le quattro opere di VR che il pubblico poteva fruire grazie agli Oculus Rift in dotazione. Gli Oculus Rift, insieme al Samsung Gear (utilizzabile con lo smartphone), sono l’ultima novità in tema di visori per la realtà virtuale. Danfung Dennis (Condition One) ha presentato Zero Point (VR di soli 15′), opera meta-realtà virtuale, che introduce l’utente alle possibilità offerte dalla nuova tecnologia a 360°. Notevole il progetto di BeAnotherLab (The Machine to Be Another), che usa la realtà virtuale per creare l’esperienza di immersione in altri corpi, e dunque di un altro genere, pelle, o ancora disabilità. Rispetta tutti i crismi del documentario sociale Assent di Oscar Raby, opera in VR che esplora la realtà cilena del 1973, dove un gruppo di prigionieri si prepara all’esecuzione dettata dal regime militare. Polar Sea 360°, documentario interattivo fruibile su ARTE.tv, indaga invece il reame artico ponendosi in maniera critica sul tema del riscaldamento globale. Una app (John Lennon: The Bermuda Tapes) è invece dedicata al viaggio fatto da John Lennon alle Bermuda, che gli ha ispirato l’album Double Fantasy. A vincere la competizione infine è stato Serial, opera interattiva crossmediale prodotta da Julie Snyder e Sarah Koenig, che indaga le circostanze dietro l’omicidio della studentessa Hae Min Lee, assassinata nel 1999. L’utente si improvvisa investigatore privato per addentrarsi sempre di più nella vicenda e scoprire il vero assassino, sul sito vengono postati episodicamente podcast e mappe, che aiutano l’utente a inquadrare personaggi, luoghi ed eventi. A vincere dunque non è stata l’innovazione tecnologica, ma l’aspetto che ha conquistato davvero è una narrazione più intrigante.