Il distacco della superficie
Un assassino seriale, dopo aver ucciso le sue vittime in maniera “artistica”, pubblica su Internet i video delle loro morti. Un giornalista impegnato a lottare contro la corruzione governativa rimane affascinato da ciò che vede e inizia un percorso di scoperta di sé e dell’altro killer, che porterà ad una totale autodistruzione fisica e psicologica.
Killers è un thriller con chiari intenti psicanalitici, nel senso che sono molte le pause in cui i personaggi riflettono su se stessi e anche nelle scene più concitate ricorrono numerosi primi piani e inquadrature dello sguardo introspettivo dei personaggi. Presentatao al Sundance 2014, il film è lungo, ma riesce a scorrere senza far sentire il proprio peso. Forse soprattutto grazie ad un’estetica lineare e pulita, che alterna toni metallici e geometrici a chiaro-scuri in cui solo il rosso del sangue risalta. La composizione delle inquadrature e della narrazione trova fondamento su alcuni topoi della contemporaneità, senza però che essi trovino corrispondenza in ambito contenutistico. La moltiplicazione degli schermi, la paternità dello sguardo che oscilla tra il pubblico alla webcam fino ai protagonisti stessi, l’incertezza della propria identità e della conoscenza di sé vengono tutti presentati sulla superficie visiva del film in ogni possibile occasione. Il contenuto invece presenta lacune diegetiche ed in generale una linearità elementare che si mantiene a distanza di sicurezza dallo stile visivo che le propone. Si rileva così un distacco tra la composizione delle inquadrature e ciò che esse presentano, impedendo anche alle immagini più cruente di colpire lo spettatore come ci si potrebbe aspettare. Anche i personaggi e il loro percorso sono mantenuti attaccati ad una concatenazione di causa-effetto e deriva psicologica che li mostra senza lasciare spazio ad un vero tentativo di empatia con il pubblico. Non si può certo parlare di personaggi stilizzati, ma i loro comportamenti, quando non sono prevedibili, non destano alcuna sorpresa. Il risultato complessivo di Killers, in altre parole, è un film che tiene il ritmo e scorre con la sua storia lineare, anche quando lacunosa, ma che mantiene sempre una certa distanza tra l’immagine e la cornice, tra lo schermo e lo spettatore. La comunicazione del film arriva ma non coinvolge, mettendo prima di tutto in risalto l’apporto visivo della pellicola, a scapito di uno scavo psicologico in fondo solo abbozzato. Il film è apprezzabile anche se non completamente riuscito, lasciando spesso molto spazio ad ulteriori possibilità di sviluppo e approfondimento.
Killers [Kirazu, Giappone/Indonesia 2014] REGIA The Mo Brothers.
CAST Kazuki Kitamura, Oka Antara, Rin Takanashi, Luna Maya.
SCENEGGIATURA Takuji Ushimaya, Timo Tjahjanto. FOTOGRAFIA Gunnar Nimpuro. MUSICHE Fajar Yuskemal, Aria Prayogi.
Thriller, durata 137 minuti.