SPECIALE JEAN-LUC GODARD
“Quando sento parlare di cultura, metto mano al libretto degli assegni”
“Mi ami?”, chiede Brigitte Bardot nell’incipit che la immortala nuda, distesa al fianco di Michel Piccoli. “Sì, ti amo”, risponde lui, “totalmente, teneramente, tragicamente”.
Di questo amore assoluto e intatto Il disprezzo mette in scena l’epilogo, dispiegandone lo smembrarsi nell’impatto con gli eventi. Il film che Godard trae da Moravia, indirizzato forse da Rossellini, potrebbe essere tutto qui: nell’incolmabile distanza tra l’idea perfetta e incontaminata e la violenza incostante del reale, dei compromessi che avvelenano i sogni e annacquano il senso delle intenzioni. Alla crisi di una coppia borghese, stagliata su orizzonti da cartolina o imprigionata in una gabbia di interni con il suo gioco al reciproco massacro, si accompagna il dramma dell’uomo moderno e della sua tragica odissea. Sballottato tra necessità e ambizioni, allettato dalla meta e frustrato dalle circostanze, l’Ulisse contemporaneo vive il dissidio tra arte e merce, tra la bellezza eterna del classico e il disincanto instabile della modernità. Il mito è ridotto a banale routine, il desiderio si arena nell’impietosa realtà dei fatti, il cinema svela i suoi retroscena, smascherati sistematicamente dalle invenzioni godardiane. Paul Javal si piega alla meschinità del produttore guadagnandosi con la sua compiacenza il disprezzo della moglie. Ma la delusione su cui riflette il film va ben oltre quella di Camille: è quella ontologica di un’umanità alle prese con l’esistenza. Il calvario attraversato dal film è in fondo l’emblema del suo stesso messaggio. Prodotto con un budget vertiginoso di oltre 500milioni, Il disprezzo ha subito lo scempio del montaggio e del doppiaggio italiani: l’ordine invertito delle sequenze, la mutilazione di scene chiave, i pesanti interventi sul trattamento cromatico si accompagnano a una colonna sonora ridicolmente stravolta, con le musiche di Delerue sostituite dalle note di Piccioni e la pluralità linguistica appiattita sul solo italiano, con il risultato di una traduttrice che non fa che ripetere senza tradurre alcunché. Indispensabile, dunque, la visione della versione originale, tardivamente inclusa da Medusa nel DVD del 2004. Al pari del film girato da Fritz Lang, nella parte di se stesso, Il disprezzo è la storia dell’uomo che viaggia per inseguire un’idea e approda, come ebbe a dire Godard, “su di un’isola dove il mistero è inesorabilmente l’assenza di mistero, cioè la verità”.
Il disprezzo [Le Mépris, Francia/Italia 1963] REGIA Jean-Luc Godard.
CAST Brigitte Bardot, Michel Piccoli, Fritz Lang, Jack Palance.
SCENEGGIATUR Jean-Luc Godard. FOTOGRAFIA Raoul Coutard. MUSICHE Georges Delerue.
Drammatico, durata 105 minuti.