19 NOVEMBRE, OMAGGIO A GILLO PONTECORVO
Il parto podalico di una Nazione
“Mi tentava l’idea di raccontare un’epoca ricca di emozioni, sofferenze, speranze. […] Lo volevo chiamare La nascita di una nazione oppure Partorirai nel dolore. Il film racconta infatti la lotta di un popolo per la sua libertà”.
Così Gillo Pontecorvo parla di La battaglia di Algeri che, nonostante le feroci critiche e le aspre polemiche, vinse – anche se l’allora Ministro degli Esteri, Amintore Fanfani, si oppose con tutte le proprie forze – il Leone d’Oro al Festival di Venezia. Crudo, sincero e lucido, il film narra, attraverso i ricordi di Alì La Pointe, membro della resistenza algerina, i momenti più dolorosi della guerriglia, la ribellione del Fronte di Liberazione Nazionale e i tentativi del Colonnello Mathieu, a capo dei paracadutisti francesi, di soffocare la rivolta. La storia posta al centro da Pontecorvo viene indagata non tanto e non solo come epica del martire, ma più che altro attraverso il rigore del documentario. Distruzione, violenza e sangue passano attraverso un bianco e nero asciutto, quasi neorealista, vengono filtrate attraverso obiettivi da cinegiornale, lette attraverso inquadrature che “esplodono” con le bombe, torturano i corpi, scioperano tra i scioperanti. E tutto questo mira a documentare gli avvenimenti, immergendo lo spettatore più in un reportage che in un film di finzione, intrecciando i ricordi e l’oggi (1957), fino ad arrivare al 1960 quando gli algerini scendono in piazza dando inizio all’ultimo “stadio” della lotta per l’indipendenza (2 giugno 1962). Questo non vuol dire che La battaglia di Algeri manchi di forza ribelle, che il film sia privo di spasimi di lotta libertaria, anzi. Usando le parole del Colonnello Mathieu, Pontecorvo si sposta in superficie e in profondità nella storia, come i ribelli fanno nei vicoli della Casbah. Oltre alla guerriglia e alle parole brutalmente colonialiste, ci sono i volti, i corpi che si piegano e si accasciano – le torture, accompagnate dalla struggente musica di Ennio Morricone, prendono la forma dello “studio medico” e della Passione, immagini rese ancor più efficaci dal bianco e nero e dalla fotografia di Marcello Gatti. Pontecorvo esce da dogmatismi consumati, il nemico è “anonimo, irriconoscibile” ma in questo caso da ambo le parti. La battaglia di Algeri è una storia corale, ancora oggi piena di forza, vigore e valore, metafora di tutti gli oppressi e gli oppressori, di tutte le libertà violate, delle urla di tutte le nazioni desiderose di nascere.
La battaglia di Algeri [Italia 1966] REGIA Gillo Pontecorvo.
CAST Brahim Haggiag, Fawzia El Kader, Mohamed Ben Kassen, Jean Martin.
SCENEGGIATURA Franco Solinas, Gillo Pontecorvo. FOTOGRAFIA Marcello Gatti. MUSICHE Ennio Morricone, Gillo Pontecorvo.
Drammatico/Storico, durata 121 minuti.