Un posto nel mondo
Quello di Jean-Pierre e Luc Dardenne è un cinema da sempre improntato a raccontare con cruda schiettezza la quotidianità dei loro protagonisti, esempi di una marginalità sociale traslata da realtà chiaramente indagate, e mai supposte, al racconto filmico senza compiacimenti estetici né artifici retorici.
Tale impronta neorealista si fa così denuncia di volta in volta di un disagio alla base della vicenda narrata, motore delle azioni da essa scaturite, mai condannate né assolte a priori, ma testimoniate con sguardo rispettosamente distante perché scelte proprie di un essere umano, difficili da comprendere appieno e quindi ascrivere ai dualistici parametri “giusto” e “sbagliato”. La sofferenza tutta interiore de Il ragazzo con la bicicletta nata dall’abbandono da parte del padre, torna in Due giorni, una notte nella depressione che ha colpito Sandra (i cui segni sono visibili nelle frequenti inquadrature della schiena esile e ossuta e del viso sofferto di una perfetta Marion Cotillard), costringendola a un lungo periodo di assenza dal lavoro per sottoporsi a cure adeguate. La difficoltà della donna di ricollocarsi nella propria vita e nel mondo si accentua quando scopre di essere stata designata a vittima sacrificale dell’azienda per voto degli altri dipendenti a cui, acconsentendo al taglio di personale, sarebbe garantito un bonus di mille euro a testa. È dunque una lotta su due fronti quella portata avanti dall’operaia: lo psico-fisico, contro se stessa e il continuo desiderio di lasciarsi definitivamente andare, e il professionale, nel tentativo di convincere nove colleghi a rinunciare al denaro perché possa essere riammessa in fabbrica. I due registi belgi non sono propensi a soluzioni buoniste e quest’ultimo film non fa eccezione. La solidarietà di classe diventa qui non più principio d’indiscusso sostegno tra appartenenti al medesimo ceto, bensì sofferto e tragico gioco della torre, dove non è l’egoismo a condizionare le decisioni dei singoli, ma urgenti bisogni a cui ognuno è chiamato responsabilmente a rispondere per il bene proprio e di chi sta loro accanto. Lo sa bene Sandra, le cui identiche e opposte necessità sono quelle di una vita, la sua, degna come tale di essere vissuta. Una sfida che per poter essere vinta, dev’essere prima tenacemente giocata.
Due giorni, una notte [Deux jours, une nuit, Belgio/Italia/Francia 2014] REGIA Jean-Pierre e Luc Dardenne.
CAST Marion Cotillard, Fabrizio Rongione, Pili Groyne, Olivier Gourmet.
SCENEGGIATURA Jean-Pierre e Luc Dardenne. FOTOGRAFIA Alain Marcoen. MONTAGGIO Marie-Hélène Dozo.
Drammatico, durata 95 minuti.