SPECIALE GIORNALISMO RAMPANTE
Confini
Si può affermare, semplificando, che il cinema – soprattutto quello statunitense – ha due visioni praticamente opposte sul giornalismo. La prima lo ritiene un mezzo fondamentale per condurre battaglie civili e di giustizia e raffigura i cronisti come persone coraggiose e talvolta quasi eroiche (si pensi a L’ultima minaccia di Richard Brooks e a Tutti gli uomini del presidente di Alan J. Pakula).
La seconda invece guarda ai lati più oscuri del mestiere e presenta i suoi professionisti come dei vampiri capaci di qualsiasi nefandezza pur di realizzare uno scoop e far carriera (L’asso nella manica e Prima pagina di Billy Wilder ne sono due esempi lampanti). In tale prospettiva, Diritto di cronaca di Sydney Pollack sembra collocarsi in una sorta di terra di mezzo: raccontando la storia di una giornalista che indaga sul figlio di un mafioso accusato d’omicidio, l’opera sottolinea sia la necessità della stampa sia i suoi aspetti più contraddittori, quali il rischio di perseguitare ingiustamente gli individui, di recare danno a terzi rivelando segreti che non andrebbero svelati e di creare inutili problemi pur di pubblicare notizie potenzialmente interessanti. Risulta quindi evidente che l’autore s’interroghi sui limiti etici della professione, firmando inoltre una pellicola sui confini, non solo tra buono e cattivo giornalismo, non solo tra le indagini di una testata e le investigazioni della polizia (atti e istituzioni che il regista mette costantemente in relazione), non solo tra potere editoriale e potere giudiziario, ma più in generale tra lecito e illecito, tra etica personale e agire professionale, tra quello che sembra essere e quello che veramente è. Confini tendenzialmente labili che vengono confermati e sottolineati anche dalla messa in scena e dalla struttura narrativa. Se il racconto dalle potenziali tinte forti viene rappresentato con toni sobri e tenui (fatta eccezione per una sequenza), la narrazione unisce continuamente i generi e alcune delle loro caratteristiche basilari: infatti, vi sono il giallo a sfondo giornalistico, la love story, la vendetta, lo spionaggio e una conclusione che per poco non approda nel legal drama. Generi e piani narrativi talvolta solo accennati e sfiorati – e comunque mai approfonditi -, che formano un mix scorrevole e non forzato, il quale conferma quanto Diritto di cronaca non sia solo una pellicola sui confini e sui limiti, ma anche un’opera che si pone essa stessa ai confini: quelli tra i generi cinematografici, tra il soggetto e il modo di raccontarlo e tra le diverse rappresentazioni della stampa e del suo potere.
Diritto di cronaca [Absence of Malice, USA 1981] REGIA Sydney Pollack.
CAST Paul Newman, Sally Field, Barry Primus, Bob Balaban, John Harkins.
SCENEGGIATURA Kurt Luedtke. FOTOGRAFIA Owen Roizman. MUSICHE Dave Grusin.
Drammatico, durata 116 minuti.