Questione di stile?
Edita da Bietti Heterotopia, Wes Anderson. Genitori, figli e altri animali di Ilaria Feole (con prefazione di Peter Bogdanovich) ha innanzitutto il merito di essere la prima monografia organica dedicata in Italia all’autore de I Tenenbaum, uno dei protagonisti – piaccia o meno – più importanti del panorama mondiale degli ultimi venti anni.
Autore immediatamente riconoscibile per le connotazioni stilistiche più evidenti, che lo hanno reso celebre e oggetto di frequenti parodie e omaggi, trasformandolo anche in uno status symbol per certi settori culturali. Tutto questo però spesso interessa gli aspetti più immediati e superficiali della sua poetica: una conoscenza diffusa che però si basa soprattutto sull’apparenza dello stile. Feole è riuscita, invece, a raccontare la complessa visione del mondo che è alla base di questa “questione di stile”, che la sostiene e che contemporaneamente dipende da essa. Come scritto nel primo capitolo “(…) la visione filtrata e rinviata del mondo e l’impossibilità di esperirlo è problematizzata sia a livello stilistico che narrativo. (…) gli elementi narrativi e scenografici contribuiscono a riprodurre mondi fittizi, artificiosi e miniaturizzati, metafore di uno sguardo generazionale che ammette il suo scacco, la sua cecità nei confronti della realtà”. L’autrice ci accompagna in un viaggio che scandaglia a fondo la poetica dell’autore, con una scrittura densa e vivace, lontana dall’accademismo pedante e che favorisce il coinvolgimento del lettore, lasciando trasparire anche una vicinanza emotiva e personale ai mondi e ai personaggi andersoniani. Questo appassionato e approfondito viaggio -che ha nel desiderio di condividere una passione e nella precisione dello studio e dell’analisi i punti cardinali- permette al lettore di cogliere appieno una Weltanschauung stratificata e variegata, decisamente più complessa di quanto un distratto soffermarsi sulla “stilosità” più immediata possa far comprendere. Facendo il punto sui numerosi riferimenti culturali, letterari, musicali e cinematografici da cui il regista ha pescato, rielaborandoli, così come sulle ricorrenze tematiche, narrative e stilistiche, l’autrice riesce a rendere palpabile la dipendenza reciproca tra “tema e stile” fondamentale per capire appieno il lavoro di un autore di questo livello, ma che troppo spesso nelle credenze e negli approcci più diffusi viene sostituita da una netta ed errata separazione tra i due ambiti. Senza dimenticare di descrivere i contesti produttivi, e soprattutto analizzando l’intero corpus di opere, compresi cortometraggi e spot pubblicitari, Wes Anderson. Genitori, figli ed altri animali riesce così ad essere una summa, piacevolissima da leggere, dell’intero universo del regista, contribuendo a gettare nuove luci interpretative su un autore celebrato, ma non sempre compreso fino in fondo.
Wes Anderson. Genitori, figli e altri animali.
(Ilaria Feole, 220 pp., Bietti Editore, collana Heterotopia, 2014)