Un cinema in divenire
Sils Maria, ultima fatica di Olivier Assayas, è senza mezzi termini un film sul cinema, e uno dei più sinceri ed efficaci degli ultimi anni. Lontano da un compiaciuto omaggio alla settima arte, si tratta di una lucida e acuta riflessione sull’approccio all’opera cinematografica, una meditazione sulla sua valenza temporale.
Come un metronomo, in Sils Maria è il cinema stesso a scandire il tempo di un’unica partitura che va dalle note di Pachelbel a sonorità contemporanee, dal vecchio al nuovo, in un continuo dialogo tra epoche distanti su cui abilmente i personaggi operano a più livelli mettendo in scena uno smascheramento della finzione tout court. La sequenza iniziale del viaggio di Maria – una folgorante Juliette Binoche – chiamata a ritirare un premio, riporta alla mente il caso del bergmaniano Isak Borg e di certo la lezione del maestro svedese si fa sentire ancor più nella caratterizzazione del rapporto tra Maria e la sua giovane assistente Valentine – un’intensa Kristen Stewart. Gli echi di Persona difatti risuonano tra le alpi svizzere di Sils Maria, piccola località in cui le due donne si ritirano quando l’attrice accetta di prepararsi per reinterpretare la pièce che ne lanciò la carriera in gioventù. Stavolta non vestirà però i panni della giovanissima Sigrid, bensì della sua vittima, la matura Helena, succube dell’attrazione nei confronti della ragazzina. Sils Maria sarà dunque per la protagonista il suo “posto delle fragole”, meta di quel cammino che la porterà a una riconsiderazione del suo passato e del suo lavoro, ad uno sguardo nuovo, frutto di un contrasto con tutto ciò che di “nuovo” la circonda. E così la curiosità e lo scetticismo di Maria verso la giovane attrice del momento che interpreterà Sigrid, Jo-Ann Ellis – una Chloë Grace Moretz perfetta nel ruolo –, solleva il discorso di un nuovo approccio cinematografico, di un nuovo modo e nuovi mezzi con cui esprimersi, forse di una nuova sensibilità che Maria non riesce a fare propria dal momento che, come Val le accusa, fatica a staccarsi da un passato ingombrante. Come in un gioco di specchi dunque i confronti tra le varie donne si riflettono e si sovrappongono sotto l’aura dei personaggi di Helena e Sigrid, fino a bucare lo schermo e in uno spostamento di piani tra realtà e finzione, d’un tratto la presenza della Stewart e della Moretz pare quanto mai rappresentativa: incarnazione di un’ideale, e un po’ fantasiosa, sfida tra il nuovo cinema che avanza e quello glorioso del passato, simboleggiato dalla Binoche, affermato, famoso e ricco di premi. Certamente Assayas non vuole mostrare una frattura tra fazioni avverse; al contrario, auspica un incontro e documenta, senza ingerenze o forzature, un cinema del divenire che, lontano da un qualsivoglia afflato nostalgico, fa sua la forza del bianco e nero delle nuvole di Sils Maria filmate da Fanck nel 1924 e seguendo il “serpente del Maloja” sinuosamente stende un ponte tra passato e presente.
Sils Maria [Clouds of Sils Maria, Francia/Svizzera/Germania 2014] REGIA Olivier Assayas.
CAST Juliette Binoche, Kristen Stewart, Chloë Grace Moretz, Angela Winkler, Johnny Flynn.
SCENEGGIATURA Olivier Assayas. FOTOGRAFIA Yorick Le Saux.
Drammatico, durata 124 minuti.