Trieste Science + Fiction 2014, 29 ottobre – 03 novembre 2014, Trieste
“Season of the Witch”
Vincitore di nove premi Goya e presentato fuori concorso al Festival Internazionale del Film di Roma nel 2013, Las Brujas de Zugarramurdi di Álex de la Iglesia è stato uno dei piatti forti della 14ma edizione del Trieste Science + Fiction, a base di intrugli mefitici, succo di rospo e teneri infanti.
Non conosce mezze misure il regista di El dia de la bestia, tanto per citare uno dei titoli più conosciuti (di certo il più diabolico). Sulla stessa linea di Ballata dell’odio e dell’amore (2010), continua a mescolare generi e registri narrativi, alternando black humour e azione spettacolare. Anche in Las Brujas de Zugarramurdi il connubio iperbolico di commedia e horror si trasforma in sarabanda iconoclasta ultrapulp con “debiti” di sangue al gore più clownesco. Il sodale di Guillermo del Toro traccia, nella rappresentazione della stregoneria post moderna, un itinerario polifonico che rimanda a Tarantino e Rodriguez, ma anche al “giuoco erotico delle parti” tipico della fabula milesia: un coraggioso ibrido tra il Satyricon petroniano e il Decameron fantastico; e si sa, nelle due opere cabala, eros ed esoterismo non mancano di certo. Alle disarticolazioni del plot de la Iglesia preferisce una narrazione lineare che non distragga dall’escalation ludica e lubrica di violenza iperrealista infarcita di critica sociale. Essenziale nell’intreccio, il geniale pastiche scritto insieme a Jorge Guerricaechevarrìa racconta di due rapinatori improvvisati, José e Tony, che derubano un banco di pegni madrileno e fuggono in taxi verso il confine. Giunti a Zugarramurdi sono minacciati da una pericolosa triade di fattucchiere pronte alla celebrazione del “sabbath bloody sabbath”. Da applausi il prologo exploitation in cui Josè, travestito da Cristo “di strada” s’intrufola nel “compro oro” dopo aver abbandonato la croce lignea. Esilarante la trovata di aggiungere al trio dei rapinatori (c’è anche il tassista preso in ostaggio) il figlio piccolo di José, inseguito dalla polizia e dalla madre che è anche perfida ex moglie. Apocalittico l’epilogo con tanto di gigantesca diavolessa androgina. Tanta carne al fuoco dunque, anzi, carne che scotta, come quella di Eva (Carolina Bang), giovane meretrice devota a Satana e alla sua scopa sulla quale, stando a cavalcioni, si strofina maliziosa unguenti magici. Carne arrostita dalle fiamme, membra inumidite da cloache immonde, epidermidi insudiciate, tenera “tagliata” di bambino. Ce n’è per tutti i gusti. E la satira dov’è? Nella dialettica uomo idiota/donna aguzzina, nell’apparente misoginia che diventa apologo femminista, nella denuncia alla società opulenta che obbliga i padri divorziati a rovinose rapine. Voltaire già lo proclamava dall’alto dei lumi: “Le streghe hanno smesso di esistere quando noi abbiamo smesso di bruciarle”.
Witching & Bitching [Las Brujas de Zugarramurdi, Spagna/Francia 2013] REGIA Álex de la Iglesia.
CAST Hugo Silva, Javier Botet, Carolina Bang, Mario Casas, Carmen Maura.
SCENEGGIATURA Álex de la Iglesia, Jorge Guerricaechevarrìa. FOTOGRAFIA Kiko de la Rica. MUSICHE Joan Valent.
Commedia/Horror, durata 112 minuti.