Un film sul legno, dinamico come il legno
George Pemberton è un rispettato imprenditore del legno la cui vita è interamente dedicata al lavoro, finché non incontra Serena, bellissima e forte figlia di un magnate del legname purtroppo morto. Il loro incontro sarà la scintilla che innescherà una storia più grande di loro, con lo spostamento dell’impresa nel North Carolina, il sogno del Brasile e un passato che tornerà prepotentemente a imporre le sue ragioni.
L’ennesimo, stanchissimo melodramma hollywoodiano, diretto da una regista che dieci anni prima avrebbe gettato nella spazzatura la sceneggiatura, è un po’ come la scorreggia jazzistica di John Coltrane: piace solo a chi la fa. Fare un film per fare un film, in nessun altro modo sono spiegabili i 110 minuti ambientati fra le montagne della North Carolina. Forse che sia sufficiente riproporre la coppia del momento, Bradley Cooper/Jennifer Lawrence e calarla negli anni Duemila, o nei favolosi ’70 o negli oscuri anni ’30? Assolutamente no. La Lawrence, fra un amplesso inutile e un’accettata è stretta dentro un personaggio incartapecorito tutt’altro che nelle sue corde e ancora peggio Cooper, dizionario di cliché da uomo rude, retaggio del vecchio West che però tradisce un espressività contemporanea, piatta e impalpabile. Ma dare la colpa agli interpreti (anche i secondari come Rhys Ifans, mai così fuori ruolo) sarebbe troppo: con dialoghi messi assieme da un generatore automatico di banalità high profile, una regia impalpabile ma non nell’accezione positiva del cinema classico, con tutti questi elementi distorti e altri che non ho il tempo di raccontare, tutto crolla. Resiste solo il legno, pur segato in mille parti, livellato e spedito in giro per l’America: bellissimi, infatti gli interni e le strutture stesse delle abitazioni dentro le quali si ambienta gran parte della messa in scena. Tutto il resto crolla, trainato dal cedimento del terreno dentro cui doveva radicarsi la vita della pellicola: Serena, personaggio talmente importante da prendersi tutto lo spazio del titolo, banalizzato nella non-traduzione italiana, la cui caratterizzazione schizofrenica non fa che aumentare il livello di confusione dello spettatore che, comunque, andrà puntualmente al cinema per farsi annoiare. Ma più che la noia è il sentimento di inutilità ad affiorare già dopo pochi minuti, come se avessimo già capito tutto, incipit, apici drammatici, climax, finale, un po’ come nelle canzoni dei Nickelback. E così, tanto presente è questo sentimento, che mentre le immagini scorrono trovo il tempo di scrivere questa recensione e di terminarla un attimo prima di uscire mentre sullo schermo scorrono nomi di professionisti male impiegati.
Una folle passione [Serena, USA/Rep. Ceca 2014] REGIA Susanne Bier.
CAST Jennifer Lawrence, Bradley Cooper, Rhys Ifans, Toby Jones, David Dencik.
SCENEGGIATURA Christopher Kyle. FOTOGRAFIA Morten Søborg. MUSICHE Johan Söderqvist.
Drammatico, durata 110 minuti.