14° Trieste Science + Fiction, 29 ottobre – 3 novembre 2014, Trieste
Quella casa nel bosco
Non si può di certo gridare al miracolo di fronte ad un film horror ambientato in una piccola casetta sperduta nel bosco. Da sempre utilizzati come luoghi prediletti per la deflagrazione di conflitti, misteri e avventure più o meno spaventose, i villini abbandonati e/o diroccati immersi nel nulla offrono una unità spazio-temporale priva di riferimenti esterni.
Sia per i protagonisti che per gli spettatori, naturalmente, che devono forzatamente “fidarsi” di un regista/sceneggiatore che non vede l’ora di trarci in inganno e imbrogliare la nostra buona fede. È altresì vero tuttavia che spesso i personaggi principali di questi lavori sono tratteggiati in modo grossolano, per ridurre al minimo l’introspezione psicologica e abbandonare il pubblico di riferimento (quasi sempre adolescenti e post-adolescenti) al puro orrore epidermico. Honeymoon, dell’esordiente Leigh Janiak, gioca la propria partita sul ribaltamento di questo leit motiv, in modo talmente deciso da lasciare la sensazione, almeno per i primi quindici minuti, di trovarsi di fronte ad una commedia romantica. Il primo impatto con Paul e Bea è funzionale a ciò che accadrà dopo: i due novelli sposi raccontano il loro primo incontro, le nozze, l’idillio; sorridono guardandoci dritti negli occhi, felici e ignari della tragedia imminente. Dobbiamo conoscere bene Paul e Bea per comprendere Honeymoon, racconto di una trasformazione che parla di qualcosa di bello, limpido e puro che diventa mostruoso. Non appena la giovane coppia parte per la luna di miele diretta al lago isolato in cui la ragazza è cresciuta, tutto cambia: uno sguardo non corrisposto, una mezza frase non pronunciata, un gesto inatteso insinuano il germe del dubbio e sparigliano le carte in tavola. Fino al momento in cui Paul scopre Bea vagare nuda e disorientata nel mezzo del bosco. Il terrore viene da fuori (a notte fonda la casa viene attraversata da fasci di luce probabilmente provenienti da un’astronave) ma tormenta e scava da dentro: l’amore straziato sprofonda nella paranoia, i comportamenti di lei si fanno sempre più strani e al consorte – spaventato a morte – non resta che tentare una estrema e intima resistenza “emozionale”. Nelle mani di Janiak il sottotesto “sovrannaturale” diventa un mezzo, quasi un’estensione della lenta decomposizione del rapporto fra Paul e Bea. È al tratteggio di personalità prima ben definite e poi estranee che dobbiamo guardare, al senso di implacabile condanna che risiede sotto ogni cosa. Gli alieni siamo noi, per noi stessi e per chi ci sta attorno. Ecco il reale e tangibile orrore. Come sottolinea la stessa Janiak: “Quando tornerai a casa dal cinema, quando entrerai nel letto assieme al tuo partner, spero che un sussurro nell’orecchio ti dica: chi è la persona accanto a te?”.
Honeymoon [id., USA 2014] REGIA Leigh Janiak.
CAST Rose Leslie, Harry Treadaway, Ben Huber, Hanna Brown.
SCENEGGIATURA Phil Graziadei, Leigh Janiak. FOTOGRAFIA Kyle Klutz. MUSICHE Heather McIntosh.
Horror/Thriller, durata 87 minuti.