SPECIALE RICHARD LINKLATER
Time lapse di una generazione
Boyhood segue la crescita di Mason e della sua famiglia per dodici anni: i loro rapporti cambiano e si evolvono, il mondo intorno a loro muta le forme e i modi di comunicare e i personaggi stessi si trovano a fare i conti con l’avanzare del tempo e della vita familiare.
Sedendosi davanti allo schermo per vedere il film di Richard Linklater (vincitore dell’Orso d’Argento a Berlino, come era successo per Prima dell’alba nel 1995), gli spettatori puntano tutta l’attenzione allo scorrere del tempo, al cambiamento cioè delle circostanze e degli interpreti stessi. Le aspettative vengono soddisfatte, perché il regista cosparge le quasi tre ore di film con continui elementi diegetici che sottolineano l’avanzare del tempo: se il volto di Ethan Hawke per essere invecchiato ha bisogno di baffi e abbigliamento serioso, quello di Patricia Arquette e ovviamente dei figli parlano da soli. Sono anche i device tecnologici ad essere sottolineati, così come i cambiamenti delle mode e dell’abbigliamento e della cultura. La cultura che compare nel film non viene prodotta, ma vissuta dal lato spettatoriale, sottolineando la cinefilia che guida il regista nella composizione delle immagini. La musica porta avanti un discorso reticente, abbastanza defilato, ma sempre avvalendosi di brani ricercati e appropriati in base al momento storico e diegetico descritto. In altre parole, Linklater lascia trasparire nel corso del tempo e del film la sua appartenenza al mondo del cinema indipendente, aggiungendosi a quel gruppo di autori cresciuti insieme alla “Generazione X” di cui raccontano i loro film. Boyhood, al di là del trattamento musicale e della fotografia, dà un’impressione di tutto ciò che fa evolvere i personaggi nella vita: per il protagonista soprattutto, l’evoluzione guida il ragazzo dall’infanzia fino alle porte di quell’incertezza e non consapevolezza di sé che, in fondo, lascia un sorriso sul volto di Mason. Penalizzato da un doppiaggio italiano non brillante e da una durata che non esaurisce le tematiche affrontate e non le sintetizza in maniera efficiente, il film di Linklater lascia trasparire una dolcezza difficile da incontrare nella descrizione dei percorsi di crescita come questo, che spesso cadono nella retorica del patetismo. Il film, andando oltre alla dimensione produttiva sperimentale, è un racconto dolce e affascinante, capace di far dimenticare i momenti stagnanti della narrazione. Soprattutto, alla pellicola va riconosciuta la capacità di conciliare l’evoluzione individuale con quella della cultura di un’intera generazione e di una globalità che passa attraverso le case e le vite di ognuno.
Boyhood [Id., USA 2014] REGIA Richard Linklater.
CAST Ellar Coltrane, Ethan Hawke, Patricia Arquette, Lorelei Linklater.
SCENEGGIATURA Richard Linklater. FOTOGRAFIA Lee Daniel, Shane Kelly. MUSICHE Ethan Andrus.
Drammatico, durata 166 minuti.