SPECIALE RICHARD LINKLATER
A volte la mente fa strani scherzi
Al cinema di fantascienza, si sa, piace molto il saccheggio di Philip K. Dick. Autore postmoderno allucinato e allucinante, precursore del cyberpunk e straordinario cantore del cortocircuito realtà-finzione, Dick ha ispirato svariate trasposizioni filosofiche e distopiche, più o meno riuscite.
Così ai capi d’opera Blade Runner (1982), Atto di forza (1990) e Minority Report (2002) fanno da controcanto i monchi e impoveriti Next (2007) di Lee Tamahori e I guardiani del destino (2011) di George Nolfi. Le “visioni” di Dick possono essere affrontate con un’immersione totale, da apnea, ma anche superficialmente e, semplicemente, da action movie del sabato sera. Passato per lo più inosservato all’epoca della sua uscita in sala – forse perché “anomalo” all’interno di una carriera che sembrava aver preso ormai la piega romantica di Prima dell’alba e/o comica di School of Rock – A Scanner Darkly di Richard Linklater tenta una via azzardata e sfrontata, ricercando una fedeltà quasi pedissequa al testo di riferimento e un’immedesimazione quasi totale in chi guarda. Per mettere in atto la propria estrema sospensione dell’incredulità Linklater torna all’utilizzo del rotoscopio, espediente estetico già utilizzato in Waking Life (2001), una tecnica non nuova ma in pratica abbandonata dai tempi della Disney e di Biancaneve e i sette nani: le scene vengono girate tutte in live action, per poi passare all’animazione grafica e al disegno in acquerello sui fotogrammi stessi. A Scanner Darkly, che in estrema sintesi parla di un agente infiltrato della narcotici che grazie ad una “tuta disindividuante” (in originale scramble suite) si mescola ad un gruppo di tossici finendo vittima della schizofrenia e della temibile Sostanza M (come Morte) che dovrebbe debellare, offre un’esperienza psichedelica e alterata della dipendenza e dell’ossessione compulsiva. In pratica un trip paranoide che grazie anche al doppio e complementare registro della disperazione e dell’umorismo grottesco rende impossibile la messa a fuoco del microcosmo che stiamo attraversando. L’oscuro scrutare del protagonista Bob (Keanu Reeves, e la nostra memoria non può non tornare al multiverso sintetico di Matrix) è tragico e mortifero, ma la percezione della sua realtà ci viene restituita in modo aleatorio e fuggevole. Come se non lo riguardasse, come se non ci riguardasse. Più il baratro si avvicina, più l’inganno del controllo da parte del Potere e della bieca connessione fra chi produce e chi diffonde la Sostanza M prende forma. Ma noi, in piena overdose dickiana e ormai del tutto assuefatti all’inedita sperimentazione “psicotropa” di Linklater, quasi non ci facciamo più caso, al contrario quasi aspettando che l’incubo ricominci.
A Scanner Darkly – Un oscuro scrutare [A Scanner Darkly, USA 2006] REGIA Richard Linklater.
CAST Keanu Reeves, Winona Ryder, Robert Downey Jr., Woody Harrelson.
SCENEGGIATURA Richard Linklater. FOTOGRAFIA Shane F. Kelly. MUSICHE Graham Reynolds.
Animazione/Fantascienza/Thriller, durata 105 minuti.