BFI London Film Festival, 8 – 19 ottobre 2014, Londra
Un’edizione di quantità
Negli ultimi anni, il London Film Festival ha cambiato approccio nella selezione dei film presentati. La qualità è diventata un elemento variabile, mentre la quantità di film in esposizione si è moltiplicata di anno in anno. Con circa 250 lungometraggi in mostra, il LFF 2014 ha continuato ad aggiungere titoli alla programmazione anche dopo che la brochure era stata stampata.
La strategia di gettare nel calderone tanto di tutto ha portato ad un festival con undici sezioni non in concorso, tre categorie di competizione, più un ventaglio di gala offerti gentilmente dagli sponsor. È inutile dirlo – anche solo tentare di vedere tutti i film in una sezione, di solito una ventina, vuol dire vedere poco di tutto il resto. La scelta? Non proprio a caso, ma quasi. La sezione Love è forse quella in cui il filo conduttore, che sta tutto nel nome, è più chiaro. Le declinazioni, ad ogni modo, sono tra le più diverse. Madame Bovary viene presentato da Sophie Barthes nella forma più classica di un costume drama, con una straordinaria Mia Wasikowska nel ruolo titolare. Next To Her (At Li Layla), devastante film drammatico israeliano, dipinge la vita di una ragazza disabile e della sorella che si prende cura di lei, sacrificando la propria vita personale. Kelly & Cal ci porta in un sobborgo americano, in cui la casalinga frustrata Juliette Lewis fa amicizia con il suo vicino di casa adolescente. Vengono dagli Stati Uniti anche due dei film della categoria Laugh (ridere). Entrambi saldamente ancorati nel presente, Appropriate Behavior e Dear White People esaminano rispettivamente la vita di una ragazza twenty-something di New York che deve fare i conti con la sua sessualità e la sua famiglia persiana che fa fatica ad accettarla, e il razzismo dilagante e disperante che è ancora diffuso tra i giovani nelle università americane. Tra i film della sezione Debate si nasconde il singolo film più assurdo del 2014, ovvero The Face Of An Angel, la nuova opera di Michael Winterbottom ispirata al caso giudiziario di Amanda Knox. Davvero. Purtroppo non l’ho ancora visto, quindi vi consiglierò Dancing Arabs, che segue la mancata integrazione di un ragazzo palestinese in una scuola israeliana di Gerusalemme. Sotto Dare (osare) e Thrill si riuniscono diversi thriller e film d’azione. Assolutamente imperdibile The Drop con Tom Hardy, Noomi Rapace e James Gandolfini. Trascurabile, invece, White Bird in a Blizzard, ultima fatica di Gregg Araki, sicuramente il film più blando che il regista americano abbia mai presentato. Si trova sotto Dare anche l’incredibile film britannico Bypass, il cui protagonista Tim è un giovane uomo che viene da una famiglia disastrata e per il quale le cose vanno di male in peggio; è un lungometraggio che toglie il fiato. Un’ultima gemma si nasconde nella sezione Journey: il viaggio è quello di un ragazzino che, spedito a trovare suo fratello a Città Del Messico dopo una marachella, si trova a girovagare per la città in Güeros. Titoli così diversi non sono una garanzia che nell’immenso programma ci sia qualcosa per tutti i palati, ma di sicuro il London Film Festival ci sta provando.