SPECIALE LOTTA DI CLASSE, II PARTE
L’unico bullo buono è un bullo morto. Più o meno
Jimmy Hopkins pare proprio un ragazzo problematico. Espulso da innumerevoli scuole per vandalismo e reati minori, viene infine scaricato dalla madre – ansiosa di partire per una crociera annuale con il nuovo, calvo, ciccioso, viscido e straricco marito – alla Bullworth Academy.
Che quasi non sembra una scuola, ma un folle regno al contempo di estrema disciplina e violenta anarchia. Appena superato l’imponente cancello d’entrata, Jimmy si ritrova nel mezzo di una lotta senza quartiere (e spesso senza senso) tra le varie fazioni di studenti che frequentano la scuola, mentre le istituzioni stanno a guardare.
Bully, originariamente, è uscito per Play Station 2 nel 2006, per poi essere rieditato per Xbox 360 e Wii nel 2008 con il sottotitolo Scholarship Edition, offrendo qualche missione in più e svariati extra. Essendo un’opera della Rockstar (quelli di Grand Theft Auto, per capirci), ancor prima di essere pubblicato Bully già faceva discutere. Ad esempio, in Inghilterra il segretario dell’Unione Nazionale degli Insegnanti Steve Sinnott è riuscito a proibirne la vendita perché “il dialogo sugli effetti del bullismo sembra essere stato ignorato” e “il gioco è un incoraggiamento alla violenza e all’intimidazione, e prodotti del genere hanno un impatto pesante nelle scuole”. Tutte stronzate, basta giocare un paio d’ore per rendersi conto che qui il bullismo è un problema serio, e che il nostro Jimmy è costretto a combattere per rendere più sostenibile il clima violento che regna a Bullworth. Piuttosto, a venirne fuori malconce sono le istituzioni scolastiche: un preside che tutto sa e nulla fa, asserendo che mutandate e pestaggi altro non sono che goliardate; alcuni insegnanti che incitano al bullismo violento (e poi palpeggiano le studentesse); i prefetti, sbirri dell’istituto, che insultano chiunque. Il bullismo, qui, è la conseguenza di una cattiva gestione del sistema educativo, a tal punto degradato che ormai l’unica cosa rimasta da fare è combattere il fuoco con il fuoco: non lo si giustifica, si mostra ciò cui si può arrivare quando la situazione degenera.
Come giocatori, controlleremo Jimmy in terza persona, facendolo girovagare a piacimento dapprima nel cortile della scuola, poi anche nella città che la circonda, muovendoci su biciclette e skateboard. Possiamo interagire con chiunque, insultando o facendo complimenti, e possiamo uscire con le ragazze intortandocele con fiori e cioccolatini (i loro baci ripristinano la nostra energia, occhio però che alcune hanno l’herpes). E, ovviamente, avremo a disposizione un vasto assortimento di mosse e oggettistica per farci rispettare dai bulletti, dai calci nelle palle alle bombette puzzolenti: basta non farsi beccare dai prefetti, nascondendosi dentro armadietti e bidoni dell’immondizia. Il gioco avanza a giornate, il cui scorrere è dato da un implacabile orologio in alto a sinistra della schermata: alle 09.00 e alle 13.00 dovremo andare a lezione, alle 23.00 parte il coprifuoco ed entro le 2.00 di notte dobbiamo tornare nella nostra stanza a dormire o Jimmy sverrà sul posto per la stanchezza. Ogni ritardo metterà in allerta i prefetti, che non vedono l’ora di prenderci a calci nei denti. Le lezioni sono dei mini game di abilità, principalmente dovremo pigiare il tasto giusto al momento giusto per completarli, e saremo premiati con nuovi oggetti, mosse o indumenti vari.
Se Bully: Scholarship Edition ha un problema, è nel comparto grafico. La trasposizione dalla PS2 all’Xbox (che è la versione del gioco presa qui in esame) è piuttosto raffazzonata, si riscontrano spesso dei cali nel frame rate e la telecamera non è gestita al meglio. Ma in realtà, questo è cercare il pelo sull’uovo. Bully è talmente vario, ampio e ricolmo di trovate che l’attenzione non cala mai, la curiosità nell’evolversi della trama è costantemente stuzzicata e la caratterizzazione dei personaggi non giocanti è curatissima, come in tutti i titoli Rockstar, con svariati momenti da pisciarsi sotto dalle risate (menzione speciale per la lurida cuoca Edna e per il mitico barbone alcolizzato che vive nascosto nel cortile della scuola). Per non parlare della pazzesca colonna sonora, opera interamente di Shawn Lee, davvero uno dei punti forti del gioco. Non prestate ascolto ai moralisti, che non sanno neanche che forma abbia una console: Bully è un gioco che tutti dovrebbero provare. Soprattutto i “veri” bulli.
Bully: Scholarship Edition [id., USA/Canada 2008]
SVILUPPATORE Rockstar Vancouver. DISTRIBUTORE Rockstar Games. PIATTAFORME Xbox 360, Wii, Play Station 3, PC.
Open World/Azione/Gioco di ruolo/Stealth game, durata 20 ore circa.