Solitario nella notte
Un uomo entra in un bar, non ordina niente, gli viene portata direttamente una tazza d’acqua calda dentro la quale l’uomo immerge una bustina. L’uomo appoggia sul tavolo un libro, l’uomo non parla con nessuno se non con una ragazza, una giovane prostituta proveniente dall’est Europa.
L’uomo chiede senza parlare di sé, all’uomo non piace la contusione che macchia il viso della ragazzina ma cercando di sorvolare su tale aspetto, predica delle possibilità che chiunque ha per realizzarsi. È qui che l’uomo bara, perché in fondo il bozzo sul viso della ragazza non gli è andato tanto giù e peggio ancora quando questa viene pestata a sangue, beh, decide di tornare ad agire. Già, l’uomo torna ad agire perché, seppure il suo passato nello specifico sia avvolto nel mistero, egli di certo non è quel commesso dalla vita ordinata e abitudinaria che vuole far credere ma è qualcosa di pericoloso, qualcosa che aveva giurato di non essere più ma del resto, vedendo lui, sembra quasi non ci sia scampo da ciò che realmente si è. Se l’uomo non riesce a dormire la notte un motivo ci sarà, forse perché quello notturno è il suo mondo, con tutto il fascino e le brutture che si porta appresso. Ecco che l’uomo qui si mostra nella sua incoerenza, la sua giustizia inizialmente rivolta contro un gruppo di papponi giunge fino alla cima di una piramide di un’organizzazione mafiosa russa, si svolge attraverso una violenza letale e priva di rimorsi. È vero, l’uomo pone sempre una scelta di fronte ai suoi nemici ma se vai solo in una stanza con cinque delinquenti armati a dirgli di lasciar in pace una puttana che loro controllano è ovvio che il loro atteggiamento non potrà essere propositivo. Del resto quella che l’uomo mette in scena è una finta scelta perché la decisione è già stata presa, facendo diventare tale proposta più un marchio che un’effettiva soluzione.
The Equalizer riprende quello spirito solitario e vendicativo metropolitano proprio della serie cui trae origine, un inarrestabile giustiziere duro sia nei modi che nella grandguignolesca risoluzione dei nemici. Una fermezza che toglie ogni dubbio sull’esito degli eventi: il giustiziere infatti non conosce sconfitta, non esiste mai un momento di debolezza soprattutto agli occhi dello spettatore, cui l’interesse viene spostato sul come e non sul cosa. Tale aspetto non avrebbe niente di male se tale risolutezza non si mostrasse anche nell’atteggiamento da mantenere, l’assenza di una qualsivoglia incertezza sulla propria scelta fanno diventare il vendicatore un personaggio retoricamente verboso sulla possibilità di scelta, nonostante sia il primo a dimostrare che così non è. C’è poco gusto a vedere The Equalizer, non basta il mestiere di Fuqua a risollevare dall’anonimato una pellicola che vive di sprazzi cruenti ma che abbandona il racconto alla lineare ineluttabilità di un vendicatore infallibile.
The Equalizer – Il vendicatore [The Equalizer, USA 2014] REGIA Antoine Fuqua.
CAST Denzel Washington, Chloë Grace Morentz, Marton Csokas, Bill Pullman.
SCENEGGIATURA Richard Wenk. FOTOGRAFIA Mauro Fiore. MUSICHE Harry Gregson-Williams.
Azione, durata 131 minuti.