SPECIALE LOTTA DI CLASSE
Capitani dell’anima
Spesso la libertà esercita il suo richiamo su di noi anche attraverso i poeti. Whitman, Thoreau, Tennyson, Shelley, Shakespeare, sono solo alcuni dei poeti che attraversano il film di Peter Weir grazie all’appassionato ingegno del professor Keating, uno dei ruoli più intensi del multiforme e inquieto genio trasformista che era Robin Williams.
Unica novità del nuovo anno scolastico nel prestigioso Collegio di Welton, il suo ingresso nel corpo docenti in qualità di insegnante di letteratura. Fatto che accenderà la livida campagna del New England e le coatte esistenze dei suoi studenti di nuova vita, e che porterà non pochi problemi al direttore del College, il dottor Nolan (Norman Lloyd).
Un metodo didattico diverso, quello proposto da Keating, libero da schematismi istituzionalizzati: continua ricerca, personale e appassionata, di significati, di una coscienza critica, della propria voce. Inesauribile tentativo di manifestare, liberare la vita e le parole che da essa sgorgano, prendendo corpo al di là della pagina scritta. Perché, “qualunque cosa si dica in giro, parole e idee possono cambiare il mondo”. E il loro mondo – quello di Neil, Todd, Knox e Charles – Keating lo cambia davvero. La sua letteratura – vera e propria meditazione sulla vita, sulla morte, sul cambiamento, sulla rinascita – ispira in loro fin dall’inizio un estremo senso di libertà, scatenando un’esuberanza primitiva ed innestando nelle giovani menti una poetica che manda in frantumi le partizioni di classe, genere, autorità. E con esse i granitici valori su cui si fonda l’istituzione di Welton, “tradizione, onore, disciplina, eccellenza”. Essere capitani della propria anima, succhiare il midollo della vita per non scoprire, in punto di morte, di non essere vissuti. Tutto inizia con la rifondazione della “Setta dei Poeti Estinti”, ma l’idillio dura poco. Il dramma irrompe con la tragica scelta di Neil, e la sua incapacità di scendere a patti con la vita di “quieta disperazione” impostagli dal padre. Perché, a volte, afferrare la vita e scrivere il proprio verso può avere un prezzo altissimo. Grande successo di pubblico nella stagione 1989/90, il cui punto di forza sta tutto nell’interpretazione da brividi di Williams – entusiasmante anche nei passaggi più deboli, perché retorici del film – L’attimo fuggente ha il grande merito di celebrare con sana passione le libertà di pensiero e di parola, collocando non a caso la vicenda in un delicato momento di passaggio, il 1959, tra la fine dell’era McCarthy e le rivolte studentesche. Onestamente, e senza nascondere però – come del resto lo stesso Williams ha sempre fatto – la disperata ambiguità del compito.
L’attimo fuggente [Dead Poets Society, USA 1989] REGIA Peter Weir.
CAST Robin Williams, Robert Sean Leonard, Ethan Hawke, Josh Charles, Gale Hansen, Norman Lloyd.
SCENEGGIATURA Tom Schulman. FOTOGRAFIA John Seale. MUSICHE Maurice Jarre.
Drammatico, durata 128 minuti.