Bulli, pupe e (poca) fantasia
Dopo una lunga gestazione, la coppia Rodriguez – Miller ci riprova: Sin City nove anni dopo è il solito crocevia di pupe da sballo, sfigurati villain, eroi testosteronici, delitti e passioni, ma stavolta nel tritatutto stilizzato e stereoscopico dei co-registi c’è un ingrediente aggiuntivo, la noia.
A Sin City sfrecciano Mustang e altre auto d’epoca, fari baluginanti nel buio su cui saettano detective in spolverino, mercenari a cottimo e femmes fatales in nome delle quali uccidere è imperativo (a)morale. Al Kadie’s Bar nella Città Vecchia, quartier generale delle prostitute interdetto alla polizia, si ritrovano Marv, eroe tardoromantico e immemore, Dwight McCarthy (Josh Brolin per Clive Owen), investigatore caduto nella trappola della sua vecchia fiamma Ava Lord, e Johnny, incallito giocatore d’azzardo che sfida la persona sbagliata. La “piccola e dolce Nancy Callahan” sculetta e si dimena come non mai, perfezionando sempre di più i suoi stacchetti erotici e meditando vendetta nei confronti del senatore Roark, responsabile del suicidio dell’amato John Hartigan, mentre le prostitute di Old Town sono ridotte a mero contorno bondage senza arte né parte. Tranne lei, Gail, spietato capobranco che arriva in soccorso dell’ex Dwight sottomesso al giogo della letale Ava (Eva Green). In questo secondo capitolo, un po’ prequel un po’ sequel, tornano vecchie conoscenze, anche in veste di spettro (Bruce Willis/Hartigan) e, nella piovosa notte senza fine, fanno capolino nuovi personaggi come Johnny, il sogghignante Joseph Gordon-Levitt, presuntuoso giocatore d’azzardo in rotta di collisione con Roark, uomo cui non si possono pestare i piedi facilmente. Contro il padrone di Sin City si leva anche Nancy, più gothic punk che mai, alcolizzata e piena di cicatrici. Diciamolo subito, vale la pena calarsi nella “putrida città che insudicia tutto ciò che tocca”? Solo per sparuti motivi, primo per Ava Lord, dark lady mozzafiato pronta a spogliarsi di tutto, vestiti e morale, per architettare i suoi progetti criminosi e poi per l’estetica che unisce l’iperviolenza grafica a quella sporca dell’atmosferico noir chandleriano in cui tutti i personaggi devono fare i conti col proprio passato sempre in bilico tra colpa e redenzione. Ma le tavole hard boiled sul grande schermo le avevamo già “sfogliate” nel primo episodio ed erano il vero effetto novità. Nel sequel, in cui due delle quattro storie sono state scritte per l’occasione da Miller, ci sono più “forme” (quelle prorompenti di Eva Green) che sostanza. Tra momenti di pura noia (in mezzo a sparatorie, inseguimenti, arti mozzati e belle donne), buchi nello script ed eroi troppo bidimensionali (alla faccia del 3d immersivo!), rimane il solito bianco e nero, il colore a sprazzi e la sensazione che il film sia giunto fuori tempo massimo.
Sin City – Una donna per cui uccidere [Sin City: A Dame to Kill For, USA 2014] REGIA Frank Miller, Robert Rodriguez.
CAST Mickey Rourke, Jessica Alba, Josh Brolin, Eva Green, Joseph Gordon-Levitt, Rosario Dawson.
SCENEGGIATURA Frank Miller. FOTOGRAFIA Robert Rodriguez. MUSICHE Robert Rodriguez, Carl Thiel.
Azione/Thriller, durata 102 minuti.