L’amore è più forte della solitudine
Esce in Italia, con ben tre anni di ritardo, l’esordio nel lungometraggio del regista argentino Gustavo Taretto. Il titolo, Medianeras, si riferisce all’unico dei quattro lati di un palazzo che, molto spesso e non solo in Argentina, si affaccia sul nulla e non possiede finestre, metafora splendidamente dischiusa dell’isolamento sentimentale dell’età adulta nelle megalopoli dell’era virtuale.
Medianeras è sì una commedia lieve e non priva di stereotipi, ma ritraendo senza troppi sconti le solitudini parallele di un uomo e una donna, Martín e Mariana, riesce malinconicamente a raccontare di una generazione di trentenni ancora smarriti e indifesi come bambini. Il film si apre allo stesso modo di Manhattan di Woody Allen, citato e omaggiato a più riprese quale riferimento indiscusso, ma alla dichiarazione d’amore del maestro newyorkese si sostituisce qui la constatazione rassegnata della più postmoderna delle alienazioni, quella delle grandi città del Terzo Millennio dove tutti si sfiorano ad ogni istante e nessuno riesce veramente a conoscere l’altro, a percepirne lo stato d’animo, a vivere l’esperienza irrinunciabile dell’intimità. Buenos Aires, con la polimorfia caotica del suo taglio architettonico – resa con una dovizia geometrica à l’Antonioni, come se certe suggestioni de L’eclisse fossero qui riproposte in una chiave di leggerezza – è il grande contenitore che racchiude al suo interno tanti piccoli, sempre più claustrofobici microcosmi: l’appartamento, la vetrina di un negozio, il ristorante, la piscina, l’ascensore, fino alla disimpegnata chat on-line, dove l’interlocutore diviene un completo sconosciuto. L’esistenza del singolo è costretta così a scorrere separata da quelle degli altri, mentre il rapporto con gli oggetti – si pensi ad esempio ai manichini che Mariana allestisce per lavoro – si configura come il surrogato dei legami più totalizzanti. Sì, Medianeras racconta il meraviglioso mondo degli oggetti, alibi e riflessi di relazioni mancate, spunti mai gratuiti per la costruzione di trovate cinematografiche ora ammiccanti, ora efficacissime, attraverso il cui accumulo incontrollato è comunque destinato a germogliare un amore autentico, involontario come il caso vorrebbe e irrefrenabile come la sola ansia di non restare confinati dal mondo sa ancora essere. Così i due protagonisti, divisi tra mille episodi di mediocrità per tutto il corso del film, si incontrano strategicamente proprio nel momento in cui Medianeras finisce, laddove cioè sono solite iniziare tutte le altre, consuetudinarie, commedie d’amore: true love will find you in the end.
Medianeras – Innamorarsi a Buenos Aires [Medianeras, Argentina/Spagna/Germania 2012] REGIA Gustavo Taretto.
CAST Pilar López de Ayala, Javier Drolas, Inés Efron, Adrián Navarro.
SCENEGGIATURA Gustavo Taretto. FOTOGRAFIA Leandro Martínez. MUSICHE Gabriel Chwojnik.
Sentimentale, durata 95 minuti.