SPECIALE BUSTER KEATON
Minimalismo e grandezza
Il cinema di Buster Keaton può essere in qualche modo definito dialettico, non solo per via della sua poetica riguardante il rapporto d’incontro/scontro tra l’uomo e gli oggetti, ma anche perché vi convivono due elementi stilistici tendenzialmente opposti: minimalismo e grandezza. Infatti, la filmografia del comico statunitense unisce continuamente staticità espressiva/recitativa a situazioni rocambolesche, freddezza dell’insieme alla spettacolarità di alcune sequenze. Una “relazione” che si riflette anche sulle gag, come dimostra in maniera evidente ed esemplare il suo terzultimo film muto: Io… e il ciclone.
L’opera racconta di due giovani del Mississippi il cui amore viene ostacolato dalla rivalità dei rispettivi padri. Alla fine, però, la coppia avrà il consenso dei genitori, in quanto il ragazzo li salverà da un potente ciclone piombato nella cittadina dopo forti temporali. Risulta palese fin dal soggetto che la pellicola contrappone due parti piuttosto distanti tra di loro: un lungo e sobrio primo tempo sui rapporti umani e un finale breve e tumultuoso sul tifone. Una divisione che in qualche modo influenza anche le trovate umoristiche di Keaton. All’inizio, infatti, la sua comicità nasce da gesti piccoli e situazioni quotidiane, tanto che le gag scaturiscono da un semplice taglio di baffi, dall’avvicinarsi a una culla e, addirittura, dallo provarsi diversi cappelli in un negozio d’abbigliamento. Nella sequenza del ciclone, invece, vediamo il protagonista muoversi, cadere e barcamenarsi tra pareti che crollano, case sposate dal vento, battelli che distruggono costruzioni finite in acqua, ecc. È quindi evidente che se nella prima metà l’autore realizza a getto continuo sketch (apparentemente) semplici partendo da qualsiasi cosa e situazione, nella seconda non solo crea sequenze spettacolari, ma si esibisce in gag acrobatiche e pericolose per la sua stessa vita (la parete che gli cade addosso ne è un esempio). Una divisione chiara, ma che non spezza mai totalmente la fluidità complessiva del film: la pellicola è infatti strutturata attraverso un crescendo comico-spettacolare che parte da gag molto sottili, continua con altre più “complesse” per finire con quelle assolutamente rischiose del ciclone. La discontinuità è quindi presente, ma il taglio non è mai veramente “brutale”. E se le abilità comiche e acrobatiche di Keaton vengono dai suoi esordi nel vaudeville, la sua capacità di contrapporre dialetticamente sketch e linguaggi differenti in modo chiaro ma fluido appartiene alla sua esperienza cinematografica. Io… e il ciclone ne è una dimostrazione.
Io… e il ciclone [Steamboat Bill Jr., USA 1928] REGIA Charles F. Reiner.
CAST Buster Keaton, Ernest Torrence, Marion Byron, Tom McGuire, Tom Lewis, James T. Mack.
SCENEGGIATURA Carl Harbaugh. FOTOGRAFIA Dev Jennings, Bert Haines.
Comico, durata 69 minuti.