SPECIALE LUC BESSON
Besson alla metrò
A Parigi un giovane scassinatore ruba dei documenti a una donna per chiederle un riscatto. Inseguito dalla polizia, l’uomo si rifugia nella metropolitana, dove per effettuare lo scambio darà appuntamento alla vittima, della quale si è pure innamorato.
Ambientato quasi completamente all’interno della metrò parigina, Subway di Luc Besson utilizza gli elementi narrativi e linguistici tipici del cinema di genere mettendoli però in secondo piano rispetto ai vari personaggi rappresentati. Infatti l’opera unisce alcune caratteristiche dell’action movie (gli inseguimenti adrenalinici tra ladri e poliziotti) a stilemi vagamente collegabili al polar (l’ombroso commissario investigativo, i momenti ambientati nella centrale di polizia, i falsi informatori), utilizzandoli però poco e in modo particolare. Infatti, non solo questi generi vengono talvolta citati con leggera ironia (la sequenza dell’interrogatorio è in tal senso esemplare), ma il climax da essi prodotto è spesso “inframmezzato” dai momenti più o meno spiritosi dedicati agli “abitanti” della metrò. Di conseguenza, anche il racconto passa in seconda cavalleria, come dimostrano alcuni spunti narrativi lasciati volontariamente sospesi e irrisolti, trattati come degli elementi tra i tanti da mettere in scena.
Risulta così evidente che a Besson interessa soprattutto ritrarre la metropolitana di Parigi come una sorta di universo autonomo e parallelo con le sue leggi, i suoi conflitti, le sue strade e persino i suoi divertimenti serali (i “fuochi d’artificio”, i concerti e le piste da ballo). Un contesto descritto in modo leggero e divertito, si pensi alla fondamentale galleria di figure secondarie: il ladro-pattinatore, il batterista incontinente interpretato Jean Reno, il palestrato un po’ scemo, il poliziotto incapace e frustrato impersonato da Jean-Pierre Bacri, ecc. Sono proprio tali elementi a rappresentare la vera ossatura della pellicola, che si basa in prima istanza su maschere e situazioni “normalmente” di contorno, mentre i riferimenti narrativi e formali all’action e al polar sembrano essere soprattutto degli omaggi che delineano i gusti cinematografici dell’autore. Ne viene fuori così un accumulo un po’ disorganizzato di stili, atmosfere e personaggi che fanno di quest’opera una follia spesso disarticolata, ma comunque piacevole e a tratti affascinante.
Subway [id., Francia 1985] REGIA Luc Besson.
CAST Christophe Lambert, Isabelle Adjani, Jean-Hugues Anglade, Jean Reno, Jean-Pierre Bacri.
SCENEGGIATURA Luc Besson, Sophie Schmit, Alain Le Henry, Pierre Jolivet, Marc Perrier. FOTOGRAFIA Carlo Varini. MUSICHE Eric Serra.
Thriller, durata 98 minuti.