SPECIALE PUPI AVATI
Zombi all’italiana
Molti fra coloro che si professano amanti dell’horror ignorano il grosso debito che il cinema orrorifico (soprattutto americano) deve nei confronti dell’horror nostrano, grazie a grandi maestri come Mario Bava, Dario Argento e Lucio Fulci.
Spesso con pochi mezzi a disposizione questi registi hanno saputo creare film artigianali, a tratti anche rozzi, di grande impatto visivo, lasciando per sempre una traccia indelebile nell’immaginario collettivo. Tra questi maestri figura anche Pupi Avati, poiché nella sua variegata filmografia più volte ha intrapreso la strada dell’orrore. Oltre a La casa dalle finestre che ridono (1976) – da molti ritenuto un capolavoro del genere – e l’interessante Tutti defunti… tranne i morti (1977) – curioso miscuglio di atmosfere orrorifiche e humour nero –, Avati ha realizzato Zeder (1983), anomala incursione nel cinema di zombi, percorrendo una strada diversa rispetto al collega Lucio Fulci. Nelle assolate e tranquille terre dell’Emilia-Romagna uno scrittore riceve in regalo dalla moglie una macchina da scrivere appartenente ad un ex sacerdote. L’oggetto in questione “custodisce” il testo di due lettere scritte in precedenza e legate agli esperimenti sui terreni K che, secondo una teoria formulata da un certo Paolo Zeder, sono in grado di riportare in vita i morti. Inevitabilmente, lo scrittore è spinto ad indagare. Sebbene non all’altezza di La casa dalle finestre che ridono, Zeder condivide con esso la stessa ambientazione e la tipica struttura – di derivazione argentiana – dell’indagine condotta da un uomo comune che si ritrova casualmente nel bel mezzo di un mistero. Anche se la trama risulta a tratti lacunosa, presentando eventi alquanto inspiegabili, il film trae forza dall’avvincente atmosfera da brivido creata grazie al sapiente connubio tra la familiarità dell’ambientazione e la straordinarietà dell’elemento orrorifico, quest’ultimo legato alla misteriosa quanto fantascientifica teoria dei terreni K. Pupi Avati rinuncia a spargere il film di effetti gore preferendo giocare sull’atmosfera, riprendendo luoghi vasti e inanimati, percorsi dai soli protagonisti (lo scrittore e sua moglie) e da pochi altri sinistri personaggi. Di conseguenza la pellicola si pervade di un incessante e imminente senso di pericolo. Zeder, se da un lato è classificabile come un film di zombi, dall’altro mette da parte le orde di morti viventi dei film romeriani e lo stesso finale risulta inconsueto con il protagonista che, ormai solo e impotente di fronte ai singolari avvenimenti a cui ha assistito, è costretto a tentare un’ultima mossa rischiosa. Ma come nella Casa dalle finestre che ridono nulla è definitivamente risolto.
Zeder [Italia 1983] REGIA Pupi Avati.
CAST Gabriele Lavia, Anne Canovas, Paola Tanziani, Cesare Barbetti, John Stacy.
SCENEGGIATURA Pupi Avati, Maurizio Costanzo, Antonio Avati. FOTOGRAFIA Franco Delli Colli.
MUSICHE Riz Ortolani.
Horror, durata 100 minuti.