Kawabonga a chi?
Il titolo originale recita Teenage Mutant Ninja Turtles, la prima T a comparire delle due che racchiudono l’acronimo TMNT è teenage, adolescente. Non è da sottovalutare l’identità di prodotti adolescenziali, perché proprio in questo Tartarughe Ninja sembra confondersi o peggio ancora non fa distinzione.
Tartarughe Ninja è un reboot sotto certi aspetti anomalo, il pubblico di riferimento non c’è l’ha, o meglio ha l’obbiettivo di prendere diverse fasce cercando di far stare dentro tutto assieme. Per intenderci questo genere di pellicole per forza deve essere punto di riferimento tra i fans della serie, quindi chi era cresciuto con i fumetti o con la serie animata è ora divenuto adulto, e infatti l’attenzione alla creazione di una certa attesa per lo disvelamento dei quattro protagonisti c’è, o in particolar modo per il motto “Kawabonga!” urlato e liberato solo nel finale. Pellicole del genere non possono neanche prescindere da quel pubblico adolescente che di fatto è la fetta maggioritaria, in questo allora la forte componente action è soddisfacente e divertente a sufficienza per intrattenere grazie soprattutto all’ottima realizzazione tecnica delle sequenze in computer graphic. Infine si è ritenuto necessario rivolgersi anche a un pubblico non ancora adolescente, per questo il tono buffonesco di tutta la vicenda viene però privato di quel senso satirico già presente nella realizzazione originale. Il problema di Tartarughe Ninja principalmente sta qua, un tono generale che fagocita tutto, la pellicola di fatto è privata di quell’equilibrio che ad esempio contraddistingue i cinecomics della Marvel, una narrazione che messa da parte la sua esilità – Schredder vuole conquistare la città diffondendo un virus letale e i quattro eroi, con l’aiuto di April O’Neal, cercheranno di sventare il piano – non riesce mai a trovare il vero fulcro, di certo non con gag troppo bambinesche per esser apprezzate da tutti. Di conseguenza viene a disperdersi quell’atmosfera metropolitana a favore di una New York patinata, anche se c’è da dire che questo rappresenta un atto di sincerità, l’affermazione che le Tartarughe Ninja siano solo un prodotto pop è coerente all’operazione di reboot e del cambio dei tempi, la loro ossessione per quel mondo li determina inevitabilmente come frutto di quell’universo privo di una vera identità culturale, appunto mutanti. New York in questo viene cambiata facendo scomparire quell’aria underground tipica della serie originale, ora la città è lisciata e impressionata dalle luci allo xeno che spesso fastidiosamente invadono l’immagine, insomma non è più rap ma R&B. La massificazione dello spettatore per una pellicola che vuole identificarsi sfacciatamente pop, ci può stare ma solo se ad essere coinvolti fossero davvero tutti.
Tartarughe Ninja [Teenage Mutant Ninja Turtles, USA 2014] REGIA Jonathan Liesban.
CAST Megan Fox, Will Arnet, Whoopi Goldberg, William Fitchtner.
SCENEGGIATURA Kevin Eastman, Peter Laird, Josh Appelbaum, André Nemec, Evan Daugherty. FOTOGRAFIA Lula Carvalho. MUSICHE Brian Tyler.
Action, durata 101 minuti.