SPECIALE PUPI AVATI
Poker malinconico
Durante la notte di Natale cinque uomini si riuniscono in una villa per giocare a poker. Sono un esercente di Milano, un critico cinematografico, un televenditore di antiquariato, un allenatore di palestra e un misterioso ma ricco imprenditore di giocattoli elettronici.
I primi quattro sono amici da tempo, ma due di loro non si parlano da dieci anni. Questa occasione li farà riconciliare? Il soggetto potrebbe far credere che la pellicola voglia riprendere e personalizzare la commedia all’italiana, mettendo in evidenza i vizi e le meschinerie di un gruppo di persone della piccola e della media borghesia. Impressione parzialmente confermata dal senso di fondo, ma smentita dai toni e dai ritmi narrativi. Alla sceneggiatura non manca, infatti, una certa cattiveria generale, soprattutto per dei protagonisti che mostrano gradualmente la loro grettezza morale tramite frustrazioni, rancori e avidità. Tutte piccolezze che si rivelano anche attraverso la partita di poker, che assume una funzione quasi metaforica, tanto che le strategie, i trucchi e gli eventuali bluff possono rappresentare doppiogiochismi, (auto)isolamenti ed egoismi vari. Non è dunque un caso che tali miserie si manifestino palesemente proprio nel finale a sorpresa, dove il modo con cui si conclude la partita rende evidente e definitiva la già intuibile solitudine esistenziale dei personaggi, condizione causata anche dai loro numerosi e talvolta irreparabili errori. Tutto ciò è però raccontato senza la verve e la brillantezza tipiche della commedia, ma piuttosto con un’atmosfera mesta e malinconica, costituita da una fotografia tendenzialmente cupa, da un ritmo lento con pochi momenti divertenti e da delle interpretazioni volutamente sobrie e sottotono, con la parziale eccezione di Alessandro Haber, il più istrionico del quintetto. È quindi evidente che ci troviamo di fronte a un’opera dal senso amarissimo, ma dai toni agrodolci, che vede il suo guizzo più vitale nella già citata conclusione, che serve anche a sollevare un lavoro interessante ma dalla struttura narrativa imperfetta. Purtroppo, quest’ultima è a tratti un po’ schematica e didascalica, anche a causa di un eccessivo utilizzo di flashback rivelatori esplicitati in modo datato da immagini appannate e “irregolari”. Nonostante i suoi limiti, Regalo di Natale è comunque un film complessivamente riuscito che è stato inoltre uno dei maggiori successi di Pupi Avati, si pensi per esempio al premio vinto alla Mostra di Venezia dall’attore Carlo Delle Piane e alla realizzazione dell’apprezzato sequel del 2004 diretto e interpretato dalla stessa squadra: La rivincita di Natale.
Regalo di Natale [Italia 1986] REGIA Pupi Avati.
CAST Diego Abatantuono, Gianni Cavina, Carlo Delle Piane, Alessandro Haber, George Eastman.
SCENEGGIATURA Pupi Avati. FOTOGRAFIA Pasquale Rachini. MUSICHE Riz Ortolani.
Commedia drammatica, durata 97 minuti.