E si vola in alto, nonostante tutto
Che sia o meno l’ultimo film di Miyazaki, Si alza il vento ha raccolto tanti elogi quante polemiche, con la platea spaccata a metà tra commossi ed annoiati – ma tutti concordi sullo sconsigliare ad Hideaki Anno di continuare a doppiare film, per chi se l’è visto in lingua originale.
È indubbiamente un film che fa parlare di sé perché l’impronta del suo creatore è onnipresente e non si tratta del solito discorso sulla poetica con cui ha timbrato i suoi film. Nella storia del giovane progettista d’aerei Jiro ci sono sì le classiche tematiche di ricerca di sé, crescita, incontro/scontro tra Uomo e Natura, idee profondamente pacifiste e niente affatto buoniste, con un pizzico di romanticismo dolceamaro, ma c’è soprattutto Miyazaki, onnipresente, che si toglie lo sfizio di riversare le proprie passioni nella pellicola raccontando una storia tutta sua, senza sentirsi in dovere di rassicurare il suo pubblico. Il maestro si stacca dal solito modo di raccontare, circoscrivendo la magia nella sola sfera onirica in cui Jiro incontra i due grandi amori della sua vita: il Mentore e l’Amata. Il resto è la concreta storia di un sogno che preme per diventare realtà, sbocciato nonostante sia gravato dal peso della guerra incombente, e si dipana con lenta solennità presentando un’ultima volta sul palco le maschere principali dello Studio Ghibli. Cambiati nella forma ma non nell’essenza, sfilano i personaggi amati e conosciuti nelle opere precedenti. Un gruppo unito prima che cali il sipario, verrebbe da pensare, mentre lo schermo ci butta addosso il Giappone pre e post bellico, l’Europa incendiata da quegli stessi aerei che dovrebbero simboleggiare la massima forma di libertà e che sono costretti a diventare strumenti di morte. Le matite dello Studio Ghibli rimangono capaci di miracolosi volteggi di colore senza sentire il bisogno di “ammodernarsi”, accompagnando ineccepibilmente una storia onesta che non chiede altro che d’essere ascoltata. La narrazione più lenta e l’impronta pragmatica e in certi tratti realista fino allo sfinimento creano un certo spaesamento, fino a che non si ricorda – o si prova a farlo – che Miyazaki non ha mai improntato le sue scelte su stilemi assodati. Ed è allora che si comprende che in quell’ultimo girotondo di personaggi ci si è inserito anche il loro creatore, presenza impalpabile come il vento e altrettanto difficile da ignorare. Chapeau!
Si alza il vento [Kaze tachinu, Giappone 2013] REGIA Hayao Miyazaki.
SCENEGGIATURA Hayao Miyazaki. FOTOGRAFIA Atsushi Okui. MUSICHE Joe Hisaishi.
Animazione, durata 126 minuti.