Tra amore e guerra
I treni hanno segnato e cambiato la vita di Eric Lomax/Colin Firth. Prima gli è stata tolta, degradandolo a animale in gabbia nel 1942, quando è stato fatto prigioniero e costretto a lavorare come schiavo alla “Ferrovia della Morte” – anche in Il ponte sul fiume Kwai di David Lean e Furyo di Nagisa Oshima –, ma poi gli è stata ridata nel 1980, quando – proprio su un treno – ha conosciuto la donna della sua vita, Patti/Nicole Kidman. Tra amore e guerra, su questo doppio binario, corrono la vita di Lomax e Le due vie del destino (tratto da The Railway Man sua autobiografia), il film di Jonhatan Teplitzky, opera che ha commosso il Toronto Film Festival.
Il regista realizza un dramma bellico che a tratti accarezza con la storia d’amore tra Patti e Eric, a tratti picchia con le botte che sconquassano i corpi ferendo(ci) nel profondo. Eric non può dimenticare, e infatti viene ancora seguito da quei fantasmi, dalla polizia segreta di Kempeitai – dove il giovane è stato torturato – e non riesce a parlarne neppure all’amata moglie che trova in Finley – compagno di prigionia e amico di Lomax – un aiuto e un appoggio per ricostruire il passato del marito. Le due vie del destino è un film didascalico e piuttosto classico – vibra del virgiliano “amor vincit omnia” e dell’evangelico e consolatorio porgi l’altra guancia – che rischia poco. La storia, drammatica, vera e scritta dal destino, poggia sui protagonisti – l’intenso Firth, contorcendosi per il dolore “della rimembranza”, dà carne e ossa a Lomax, e la Kidman desiderosa di “salvare” il marito – e sulla denuncia dello scempio della guerra. Le immagini delle sevizie hanno una forza travolgente e ieratica e tornano in mente le sequenze in cui i soldati vengono picchiati di fronte ai compagni. La musica e le stesse immagini lavorano per creare un’atmosfera poetica, religiosa, addirittura sacra e Lomax diventa simbolo di abnegazione e sacrificio, capro espiatorio come tutti coloro che sono stati oggetto di violenze e soprusi. I baci lasciano posto ai rivoli di sangue, la perdita dei sensi ai calorosi abbracci, ma in sordina una duplice possibilità, vendicarsi o perdonare, domanda che esplode quando Lomax e il suo torturatore si incontrano. Le due vie del destino non convince pienamente, forse per mancanza di coraggio di Teplitzky. Nonostante molte cose buone e molti momenti da ricordare – la musica e il rigore quasi pittorico con cui il regista costruisce le sequenze della tortura – resta un passo indietro in quello che poteva essere un grande film.
Le due vie del destino – The Railway Man [The Railway Man, Australia/Gran Bretagna 2013] REGIA Jonathan Teplitzky.
CAST Colin Firth, Nicole Kidman, Jeremy Irvine, Stellan Skarsgård, Sam Reid, Tanroh Ishida.
SCENEGGIATURA Frank Cottrell Boyce, Andy Paterson (tratta dall’autobiografia The Railway Man di Eric Lomax). FOTOGRAFIA Garry Phillips. MUSICHE David Hirschfelder.
Drammatico, durata 116 minuti.