La magia di un cinema contemplativo
In uno sperduto villaggio della Russia, affacciato sulle sponde di un lago, il vecchio Ljosha lavora come postino, recapitando le lettere sulla sua barca. Innamorato della bionda Irina, stringe amicizia con suo figlio fino a quando la donna non decide di abbandonare la piccola comunità. Un giorno la barca di Ljosha viene rubata, compromettendo non poco la sua attività di portalettere.
The Postman’s White Nights, premiato con il Leone d’Argento per la Miglior Regia, è un film percorso da un’energia vitale che solo un certo tipo di cinema sa trasmettere. Ibridando il genere documentaristico con il cinema di finzione, Andrei Konchalovsky delinea un curioso spaccato antropologico di un gruppo di pescatori e contadini ai margini del mondo, penetrando con grazia e naturalezza nell’intimo dei suoi personaggi – quasi tutti attori non professionisti raggiunti per la prima volta dall’occhio della cinepresa. La dimensione terrestre e antropica si fonde in questa landa dimenticata dal tempo con la natura spiritica, profonda e impenetrabile, abitata da misteri che forse sono soltanto il frutto delle fantasie dell’uomo. Spiando nelle stanze private degli abitanti o aprendosi agli spazi incontaminati del mondo esterno, Konchalovsky ci restituisce l’idea di un cinema che sa ancora incantarsi di fronte alla magia del reale, una realtà che non passa inosservata ma pulsa davanti alla cinepresa. Il suo è un cinema che accetta il peso dello sguardo, lo sforzo di afferrare le cose anziché sorvolarle stancamente: emblematica è la scena in cui il piccolo amico di Ljosha si fa suggestionare a tal punto dalle parole del postino da avvertire tra il fogliame i movimenti sinistri di chissà quale mostro. In realtà, come spiega lo stesso regista, non c’è alcuno slancio mistico in questa contemplazione meravigliata, nessuna forma di vero e proprio realismo magico: la belva è inesistente, il gatto che appare dinnanzi a Ljosha è privo di una precisa simbologia, i missili che sfrecciano nello spazio sono soltanto creature partorite dall’ingegno umano. Al contrario, Konchalovsky sembra ricordarci che l’emozione scaturisce naturalmente dall’immagine se il cinema torna a penetrare in profondità, se si ferma per poter percepire ciò che gli sta di fronte concedendogli in quell’attimo la possibilità di rivelarsi. L’incantesimo nasce pertanto dalla fiducia che il mondo avrà sempre qualcosa da dirci, e che il cinema possa donare all’uomo “progredito”, sempre meno avvezzo a sostare sui dettagli e a posare gli occhi su ciò che gli pare ovvio, una visione pura e incontaminata di quell’universo che lo ha generato.
The Postman’s White Nights [Belye nochi pochtalona Alekseya Tryapitsyna, Russia 2014] REGIA Andrei Konchalovsky.
CAST Timor Bondarenko, Irina Ermolova, Aleksey Tryapitsyn.
SCENEGGIATURA Elena Kiseleva, Andrei Konchalovsky. FOTOGRAFIA Aleksandr Simonov. MUSICHE Eduard Artemev.
Drammatico, durata 90 minuti.