SPECIALE 71a MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA
Colpi del destino
Victor, 13 anni, è un pre-adolescente. Sembra un’informazione qualsiasi, ma si tratta invece di un elemento fondamentale per arrivare al cuore pulsante di Le Dernier coup de marteau, opera seconda di Alix Delaporte.
Non siamo di fronte né ad un bambino né ad un giovane uomo quindi, ovvero né ad una scheggia impazzita alla scoperta del mondo ma neanche ad una persona pienamente responsabile delle proprie azioni e artefice del proprio futuro. Victor – con la sua roulotte in riva al mare, la mamma malata e la possibilità di conoscere il padre mai visto prima – sta nel mezzo, galleggia nel limbo di chi essenzialmente si lascia vivere. Senza alcuna connotazione negativa di sorta, anzi; nello script della medesima Delaporte il ragazzino semplicemente si affida al destino, osservando silenzioso ciò che gli succede attorno. La cinepresa lo pedina (verrebbe da dire “alla Dardenne”, caratteristica di regia già notata in Angèle et Tony) e noi spettatori ci muoviamo di conseguenza, accompagnandolo agli allenamenti di calcio, agli incontri con la luminosa vicina di casa e coetanea Luna, facendo infine l’autostop con lui quando decide di rientrare a casa. Non c’è in Le Dernier coup de marteau nessun cammino prestabilito e definitivo: la messinscena procede per fiammate e intensi momenti di pausa – ancora una volta adottando il punto di vista del protagonista – cercando strenuamente di dare la sensazione di un cammino verosimile e in itinere. Fra Nouvelle Vague e neorealismo, nella breve durata dei suoi ottanta minuti l’opera di Delaporte disegna un mondo realistico e possibile, senza chiudere il cerchio e infine abbandonandoci così come ci aveva attratti fin dalla prima scena, all’improvviso. Fra i quattro frammenti che compongono il macrocosmo del film, il più ricorrente è quello legato alla musica e al rapporto con il genitore fino a quel momento assente: Victor può aiutare la madre, può guardare le partite con il vicinato, può incontrarsi/scontrarsi con la spigliata Luna; ma è tutta una parentesi nell’attesa di potersi recare quasi quotidianamente nel teatro in cui il padre direttore d’orchestra fa le prove. Attraverso la musica i due si avvicineranno e si conosceranno, ascoltando e provando la sesta di Mahler. Una sinfonia in cui può essere o meno presente un ultimo fatidico colpo di martello, simbolo di un destino potente ma che non priva l’essere umano di libero arbitrio. Ed è proprio per questo che Le Dernier coup de marteau non può proprio permettersi una chiusura simmetrica e perentoria: perché la vita non si può manovrare a tavolino. Nonostante una madre morente, nonostante l’indigenza e nonostante tutto sembri portare ad una ineluttabile sciagura. È dopo i titoli di coda che inizia la vera storia di Victor, e sta a noi immaginarla.
Le Dernier coup de marteau [id., Francia 2014] REGIA Alix Delaporte.
CAST Clotilde Hesme, Candela Pena, Gregory Gadebois, Romain Paul.
SCENEGGIATURA Alix Delaporte. FOTOGRAFIA Claire Mathon. MUSICHE Evgueni Galperine, Sacha Galperine.
Drammatico, durata 82 minuti.