SPECIALE 71a MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA
Umano troppo umano
Davvero troppe pagine imprecise sono state scritte a proposito della “biografia cinematografica” – ma siamo ben oltre – di Giacomo Leopardi poeta, intellettuale e uomo: tra le preconcette bocciature della cinefilia più gratuita e le blande recensioni di sola superficie, le speranze per l’ultimo film di Martone, Il giovane favoloso, paiono meglio riposte nell’esperienza soggettiva dello spettatore.
Difficile prescindere dai ricordi, più o meno vivi, di quanto appreso su Leopardi tra i banchi di scuola; ancor più arduo trascendere il culto dei morti illustri con cui da anni il cinema e la televisione italiani nutrono la fantasia nazionale, quasi sempre con intenti didascalici e consolatori. Martone decide giustamente di operare uno scarto dall’interno, radicalizzando quel fattore che soltanto gli studenti più fortunati hanno potuto intuire, il problema cioè dell’immaginario leopardiano come cardine di un possibile dialogo tra il suo secolo e la contemporaneità, l’afflato al sentimento come via per soppesare la qualità e la libertà del nostro tempo. Il giovane favoloso fonda la propria cifra politica su questa (enorme) scommessa, affiancando a una messinscena documentata e di forte impianto teatrale alcune, decisive, operazioni di linguaggio che ne fanno un film chimerico e visionario: ben lontano dal prodotto nazionalpopolare della Rai che molti hanno goduto a descrivere, il sapiente lavoro di sintesi ed ellissi operato da Jacopo Quadri al montaggio, la scelta quasi eretica di contaminare Rossini con le musiche vibranti di Apparat, il lavoro di regia tutto teso all’intensità dell’inquadratura prima che all’integrità strutturale, alimentano un tessuto poetico di rara e preziosa discontinuità, ora franto, ora disteso, uno Zibaldone visivo sempre centrato sul processo di coscienza del suo protagonista. Con un’interpretazione totale Elio Germano incarna entro un corpo-metafora una vita all’insegna del primato dell’esperienza interiore, dove all’esigenza di infrangere la reclusione recanatese degli anni giovanili si contrappone la solitudine che accompagna la scoperta del mondo: si rafforza l’orgoglioso sentimento che Leopardi ha di sé di fronte a un’Italia rapida nei giudizi e omologante nel pensiero, che non capisce e lo respinge. Nel mezzo, il dispiegarsi sottile del processo filosofico del poeta, la sintesi liberatoria di tutte le vuote etichette a cui lo riconduciamo, fino a quel fiore del deserto che è compendio di un’intera esistenza, umana troppo umana, presagio di quanto anche a noi spettatori è dato provare nella vita. Sono gli ultimi, densissimi, dieci minuti di film, la più ambiziosa conclusione del recente cinema italiano, un salto nel cosmo e un tuffo al cuore. Un film aperto al futuro.
Il giovane favoloso [Italia 2014] REGIA Mario Martone.
CAST Elio Germano, Michele Riondino, Massimo Popolizio, Anna Mouglalis, Valerio Binasco, Isabella Ragonese.
SCENEGGIATURA Mario Martone, Ippolita di Majo. FOTOGRAFIA Renato Berta. MUSICHE Sascha Ring.
Drammatico, durata 137 minuti.