SPECIALE 71a MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA
Quando il thriller non funziona
Mina e Jude sono due sconosciuti persi in una metropoli, finché la porta difettosa del bagno di un ristorante cinese non decide di farli incontrare e innamorare. Da questo amore, così fulminante, nascerà un bambino ma anche una specie di monomania dentro la madre, sempre più avversa alle pratiche canoniche di cura del neonato. La vicenda si tingerà di thriller man mano che il padre, sempre più in apprensione, deciderà di strappare il bambino dalle grinfie materne, dividendo così la famiglia.
Saverio Costanzo lascia Venezia 71 con qualche fischio e timidi applausi per un film che convince a metà, ma forse anche tre quarti. Una storia che tenta di applicare il genere, quello del thriller, ad un contesto di vita familiare apparentemente cristallino e mosso da un amore smisurato. Ma forse è proprio questo sentimento sproporzionato che induce Mina, di punto in bianco, a rifiutare i controlli medici, ad allevare il bimbo solo con sostanze naturali e rinchiudersi dentro il piccolo appartamento d’improvviso trasformato in prigione invalicabile.
Impossibile vederla in altro modo perché Costanzo, alla continua ricerca, durante la pellicola, di una soluzione eccentrica di visione che, però, mai si concretizza in una camera motivata espressiva, non spiega i motivi del cambiamento di Mina e nemmeno ci fa intendere che qualcosa di oscuro albergava nel suo corpo già prima che il piccolo nascesse. Naturale che il pubblico non riesca a seguire l’andamento del racconto e rida nelle scene di tensione hitchcockiana e non si venga a dire che l’effetto è cercato perché, se così fosse, sarebbe un errore doppiamente grave. La figura della madre invadente, che potrebbe essere vista come una sorta di madre-mummia di Psycho che non ha però bisogno di un figlio bipolare per esprimersi, è l’apice di questo cortocircuito emozionale: è su di lei che si concentra prima l’ansia e poi il sentimento di ridicolo avvertito da un pubblico, quello del Lido, che ha dovuto per forza confrontare questo film con i ben più riusciti Anime nere e, soprattutto, Il giovane favoloso. Un piccolo passo falso che tira giù anche le performance degli attori, Alba Rohrwacher e Adam Driver, credibili solo fino a metà, e la colonna sonora di Nicola Piovani, pezzi monchi di una storia sbagliata.
Hungry Hearts [Italia 2014] REGIA Saverio Costanzo.
CAST Adam Driver, Alba Rohrwacher, Roberta Maxwell, Al Roffe, Geisha Otero.
SCENEGGIATURA Saverio Costanzo, Marco Franzoso (dal romanzo Il bambino indaco di Marco Franzoso). FOTOGRAFIA Fabio Cianchetti. MUSICHE Nicola Piovani.
Thriller, 109 minuti.