Giocare con il tempo
Un altro piccolo, delizioso film diretto dal prolifico idolo dei Cahiers, un’altra mai pedante riflessione sulla narrazione e, come sempre resnaisianamente, sul tempo, a partire da Mori, il giapponese protagonista del film, tipico intellettuale alter ego e portavoce di Hong Sang-soo: il ragazzo torna in Corea per ritrovare Kwon, quella che lui definisce “la persona migliore che io conosca”.
Proprio come Antoine Doinel in Baci rubati, Mori si trasferisce nel palazzo di fronte a quello della sua amata e, in una conversazione, sostiene di essere felice solo quando riesce a dimenticarsi di tutto, tempo compreso, dopo aver guardato un albero o un fiore per cinque minuti. Porta con sé un libro intitolato Time, in cui il tempo viene descritto come un’entità non tangibile e in cui la continuità temporale (di cui i film di Hong Sang-soo si fanno beffe) è definita la cattiva abitudine attraverso la quale il cervello umano comprende la vita. In questa ennesima, elegantissima e lieve ronde di personaggi che si inseguono e si incontrano, seduti a bere in qualche bar, in poco più di un’ora di durata, Hong Sang-soo porta a termine fluidamente un racconto destrutturato, che va avanti e indietro nel tempo. In Hill of Freedom, ritroviamo anche, oltre allo straniante distacco metanarrativo, tipico di Hong Sang-soo, uno stile di regia semplice ma riconoscibilissimo, con i frequenti zoom e le musiche minimaliste, il ritmo piano, i campi medi, l’assenza di eccessi melodrammatici. Il film inizia con la lettera che Mori scrive a Kwon e le immagini della donna che legge le parole di Mori (dell’uomo la voce fuori campo, ma in altri momenti è quella di Kwon) suddividono in tasselli il plot. Le unità narrative in armonia tra loro, puntellate dalle inquadrature di Kwon sopra descritte, assumono un valore letterario, di visualizzazione di un racconto scritto, che non si fa mai banale illustrazione. Valore metanarrativo, in quanto riflessioni diegetizzate, hanno anche le varie e fantasiose ipotesi che l’invadente Sangwon fa, per spiegare il pianto isterico della cliente della pensione, con cui ha appena litigato. L’universo cinematografico di Hong Sang-soo, in cui ogni film è tessera di un grande mosaico sull’amore, le relazioni, sul cinema, sulla vita, è un mondo indipendente, autosufficiente, come pochi altri registi contemporanei riescono a ricreare di film in film (è tra questi il coerentissimo Garrel), a causa della grande difficoltà, in tutte le cinematografie, di guadagnarsi la libertà quasi assoluta necessaria per caratterizzare una carriera in senso autoriale così marcatamente. Non può non farci piacere, perciò, ritrovare anche in Hill of Freedom questo universo sempre integro, in perenne equilibrio, una nuova conferma del talento di uno dei maestri del cinema coreano contemporaneo.
Hill of Freedom [Jayuui Eondeok, Corea del Sud 2014] REGIA Hong Sang-soo.
CAST Ryo Kase, So-ri Moon, Young-hwa Seo, Eui-sung Kim.
SCENEGGIATURA Hong Sang-soo. FOTOGRAFIA Hong-yeol Park. MUSICHE Yong-jin Jeong.
Commedia, durata 66 minuti.