Troppo grande per essere piccolo
Com’è guardare il mondo dall’alto con lo sguardo di un uccello? Tutto ci apparirebbe piccolo, piccoli gli edifici, piccole le auto, piccole le persone e del resto anche le loro vite.
Tutto dev’esser ricalibrato nelle proporzioni perché lontano dal quotidiano, dal nostro quotidiano, lo sguardo deve abituarsi a un differente ordine globale delle cose, o meglio universale. Perché del resto, come la giovane Sam cerca di non dimenticare, l’esistenza umana può esser quantificata con un solo foglio di carta igienica alla fine di un intero rotolo, tutto potrebbe finire come in un attimo se solo un meteorite ci investisse. Ma lo stesso tutto nella nostra esistenza ci sembra essere ed è così grande, enorme anche in confronto all’ordine delle cose; è pur sempre un problema di proporzioni. In questo trova senso il lungo – e fittizio – pianosequenza che avvolge quasi nella totalità Birdman or, nel ridonare la proporzione di uno sguardo calato dentro le cose, a volte sembra una soggettiva ma in realtà è sempre la stessa oggettiva irreale che chiude il nostro sguardo nello spazio dei suoi protagonisti. Broadway è sia claustrofobica che agorafobica, un labirinto di corridoi tra camerini che semplici pareti dividono dal cuore “megalopico” di New York e ancor di più dalla platea del pubblico davanti al palcoscenico. L’attore vive qui il proprio conflitto con un ego gonfiatosi smisuratamente dopo aver raggiunto il proprio apice anni prima grazie a un successo al botteghino e ora costretto a ritirarsi perché l’uomo ormai è dimenticato, ma non il personaggio; Birdman – il supereroe – vive, come un rimorso ma anche come possibilità. Le vite dei singoli componenti della compagnia teatrale pronta a buttarsi in quella che sembra essere sia una trionfale che catastrofica rappresentazione di un racconto di Raymond Carver stanno sempre lì a mostrarci come l’esistenza è quell’equilibrio instabile fatto dalle proprie narcisistiche aspirazioni, paure e stupidità. Tutto si amplifica mentre si è sottoposti a un’esposizione pubblica in grado di catalizzare l’attenzione di milioni di persone, nonostante l’infinitesimale significanza che tutto questo ha all’interno di un ordine universale. Del resto cosa rappresenta il senso di rivalsa artistica di un attore dimenticato? In questo sta la grandezza di Birdman or, più anche della sua virtuosistica prova registica e di scrittura o dell’impressionante range espressivo dei suoi attori, sempre in bilico tra gli eccessi drammatici ed istrionici. La pellicola di Iñárritu ci pone di fronte ad una sintesi di proporzioni differenti tra l’immensamente grande e l’apparentemente piccolo. Tutto raggiunge un dosato equilibrio tra gli eccessi soggetti a differenti punti di vista, che siano quello di una ragazzina ex tossicomane, di un attore dimenticato – con fantomatici poteri nascosti – o di un fittizio supereroe. Le contraddizioni esistenziali di un peso infinitamente piccolo e quello enorme dello spettacolo (umano).
Birdman or (The Unexpected Virtue of Ignorance) [Id., USA 2014] REGIA Alejandro Gonzáles Iñárritu.
CAST Michael Keaton, Emma Stone, Edward Norton, Zach Galifianakis, Naomi Watts.
SCENEGGIATURA Alejandro Gonzàles Iñárritu, Nicolás Giacobone, Alexander Dinelaris, Armando Bo. FOTOGRAFIA Emmanuel Lubezki. MUSICHE Antonio Sanchez.
Commedia/Drammatico, 119 minuti circa.