SPECIALE ALEXANDRE DESPLAT
Puntare al cuore
In una Parigi notturna e spettrale il trentenne Thomas, orfano di madre, vive di piccoli affari sporchi per conto del padre, invischiato illegalmente nel ramo delle compravendite immobiliari. L’incontro con un maestro di pianoforte conosciuto da ragazzo risveglia in lui il desiderio, a suo tempo incoraggiato dalla madre, di diventare un pianista professionista. Sarà l’inizio di un conflitto aperto tra due mondi e due possibili vite.
Capitolo fondamentale nella carriera di Jacques Audiard, attivo dagli anni Ottanta come sceneggiatore e noto in Italia per il successivo Il profeta, Tutti i battiti del mio cuore incarna perfettamente l’idea di cinema del suo regista, fatta di piena adesione al processo drammaturgico del personaggio, di slanci brutali e vibranti a sottolinearne le progressioni interiori, di un ponderato e – spesso – didascalico tentativo di rendere il tutto accessibile e digeribile al grande pubblico. Aderente a questi principi è l’uso dinamico della macchina da presa, sempre al centro dell’azione e fedele al punto di vista di Thomas, incessantemente diviso tra la violenza e menzogna di un mondo paterno cui disobbedire e la poesia di una presenza materna rimpianta. Quella del pianoforte è la via per ritrovarla, la lingua da cui trarre spunto per affrontare l’esistente, e le molte figure femminili del film – in primis l’insegnante di piano che viene dalla Cina e non parla una parola di francese – altro non sono che il riflesso, l’ombra, il fantasma della vita perduta con la morte della madre. Non privo di ammiccanti trovate che ne addolciscono la dannazione, il ritratto di Thomas è quello di un uomo che intuisce la necessità di un’auto-revisione all’insegna della responsabilità: la vendetta mancata che suggella la conclusione è infatti il finale aperto che tutti gli augureremmo. Esempio di riscrittura personale su materiali preesistenti – il film è un remake di Rapsodia per un killer di James Toback – Tutti i battiti del mio cuore reca nel titolo la dominante emozionale che lo distingue: come per le contrazioni del muscolo cardiaco, anche la strada di Thomas è fatta di pieni e di vuoti, di imprevedibili sincopi ed effimere distensioni. La premiata colonna sonora di Alexandre Desplat, che esordì nel 1994 con Audiard per Regarde les hommes tomber, esegue magistralmente in musica questa dirompente discontinuità dell’anima: Desplat articola la propria suite, fondata sul dialogo aperto tra la varietà degli archi e la sottile punteggiatura del pianoforte, tra momenti cupi e insperate aperture al sereno, ora donando al film un’incalzante solennità, ora invitando lo spettatore sulla via della dolcezza, sentimento anelato in sottotraccia dall’intero progetto.
Tutti i battiti del mio cuore [De battre mon coeur s’est arreté, Francia 2005] REGIA Jacques Audiard.
CAST Roman Duris, Aure Atika, Emmanuelle Devos, Niels Arestrup.
SCENEGGIATURA Jacques Audiard, Tonino Benacquista. FOTOGRAFIA Stéphane Fontaine.
MUSICHE Alexandre Desplat.
Drammatico, durata 107 minuti.