67° Festival del film Locarno, 6-16 agosto 2014, Locarno (Svizzera)
Il variegato panorama indie statunitense: il bene e il male
Nella sezione Cineasti del presente, da sempre attenta al cinema americano indipendente e giovane (ricordiamo l’anno scorso il fenomenale The Dirties di Matt Johnson), si è in questi giorni potuto vedere sia il meglio che il peggio del variegato panorama indie statunitense.
Iniziamo dal meglio, rappresentato da Buzzard, commedia nera, divertente e man mano sempre più acre, di Joel Potrykus. Il regista a Locarno già nel 2012 si era fatto notare con Ape, grazie al quale vinse il Premio per il Miglior Regista Emergente, sempre nella sezione Cineasti del presente. Il protagonista è un giovane sfaccendato che esprime la sua contrarietà al sistema e la sua anarchia prendendosi gioco delle possibilità che il sistema offre: per esempio, comprando costosi e inutili articoli di cancelleria col conto della banca in cui lavora per poi riportarli a un negozio di ferramenta, fingendo di averli comprati lì e facendosi rimborsare. Il guascone vive apparentemente senza problemi. Quando però una truffa più azzardata del solito lo mette con le spalle al muro, il film si rivela quello che davvero è: il ritratto di un assoluto disadattato, sofferente per la diversità con il sistema che da un lato vuole combattere e con cui dall’altro è impossibilitato a entrare in sintonia, inevitabilmente destinato alla sconfitta. Potrykus – anche sceneggiatore e montatore – è abile a destreggiarsi tra i due toni dominanti dell’opera: il sarcasmo anarchico, giocoso e sbeffeggiante e l’ironia laconica e amara che nasconde l’infelicità e il disadattamento. Quest’ultimo aspetto è sottolineato anche dal fatto che, continuamente, la narrazione pare dover sfociare da un momento all’altro negli abissi dell’horror, cosa che alla fine non avviene ma che, appunto, rende ancora più pregnante il ritratto delle inquietudini del personaggio. Il peggio del panorama indie è invece rappresentato da Christmas, again di Charles Poekel, il quale intende mettere in scena un altro tipo di infelicità, quella d’origine sentimentale. Il protagonista è un solitario e un po’ scontroso venditore di alberi di Natale, immalinconito da un amore passato e lontano e, forse, rivitalizzato da un nuovo inaspettato incontro. Il film, una sorta di Lost in Translation meno fighetto ma anche decisamente meno pensato e incisivo, non riesce a rielaborare in alcun modo la solitudine e la ripetitività della vita del protagonista, risultando così a sua volta vuoto, prolisso, per nulla emozionante e perfino banale nella, ormai, risaputa poetica indie.
Buzzard [id., USA 2014] REGIA Joel Potrykus.
CAST Joshua Burge, Joel Potrykus, Teri Ann Nelson.
SCENEGGIATURA Joel Potrykus. FOTOGRAFIA Adam Minnick.
Commedia, durata 97 minuti.
Christmas, again [id., USA 2014] REGIA Charles Poekel.
CAST Kentucker Audley, Hannah Gross, Oona Roche, Jason Shelton.
SCENEGGIATURA Charles Poekel. FOTOGRAFIA Sean Price Williams.
Drammatico, durata 80 minuti.