67° Festival del film Locarno, 6-16 agosto 2014, Locarno (Svizzera)
Barocco
Presentato in Concorso Internazionale, La Sapienza del francese Eugène Green ha in sé molta Italia: oltre ad essere co-prodotto e distribuito da La Sarraz di Alessandro Borrelli, è, escluso il prologo parigino, ambientato quasi totalmente tra il Lago Maggiore, Torino e Roma.
Però il vero “deus ex machina” della narrazione è la nostra grande tradizione barocca, del Borromini in particolare, motore che spinge i personaggi a studiarsi e a ritrovarsi. La “grande bellezza” dello skyline romano, così come le straordinarie geometrie delle chiese e dei palazzi progettati dal Borromini, dal Guarini e dal Bernini costringono infatti il celebre architetto parigino protagonista ad affrontare sé stesso, il suo passato, il suo presente e le ispirazioni tradite. A partire dal rapporto con la moglie, animato solo dall’inerzia e dominato da un muro di silenzio e incomunicabilità. Fondamentale per i due è anche l’incontro con una coppia di adolescenti, fratello e sorella, lui aspirante studente di architettura, lei ragazza problematica; lui che accompagnerà l’architetto nel suo viaggio a Roma, lei che verrà accudita dalla moglie.
Se la cornice è totalmente italiana, e se appare la visione del nostro Paese come scrigno della bellezza, dell’arte e, in un certo senso, della saggezza e delle passioni, sempre legate a un passato che in un certo senso diventa “presente” continuo ed eterno proprio per l’enorme quantità di storia e arte che racchiude, La Sapienza è, nella sua essenza, un film del tutto francese, e immediatamente riconoscibile come tale. Decisamente più vicino a Rohmer che a Truffaut – del quale però non mancano tracce – Green, anche sceneggiatore, mette in scena i rovelli esistenziali, privati e sentimentali dell’alta borghesia parigina, protagonista del cinema transalpino quasi più di quella romana nella nostra cinematografia, condendoli con dotti riferimenti colti e con un po’ di filosofia dalla dubbia profondità. Il tutto in una raffinata cornice dall’impianto vagamente teatrale e poco naturalista. Così, il film rischia spesso di cadere in quella certa eterea ed elegante vacuità del cinema medio francese, che tanto spesso si incontra nei festival; riesce però a salvarsi, in corner, grazie al fatto che il regista/sceneggiatore non prende troppo sul serio la materia e i personaggi che racconta. La Sapienza è infatti spesso rivitalizzato, proprio nei momenti in cui sembra debba andare in coma, da scariche di ironia e sarcasmo, che mettono alla berlina il vuoto interiore dei personaggi e della loro classe sociale, dando al film una certa efficacia che, in parte, supera la cornice elegantemente inerme.
La Sapienza [id., Francia/Italia 2014] REGIA Eugène Green.
CAST Fabrizio Rongione, Christelle Prot Landman, Ludovico Succio, Arianna Nastro.
SCENEGGIATURA Eugéne Green. FOTOGRAFIA Raphael O’Byrne.
Commedia “filosofica”, durata 97 minuti.