1° Festival Internazionale del Cinema Povero, 18-20 luglio, Ispra (Varese)
Scacchi e gioventù
La vita è come una partita a scacchi, però un po’ più imprevedibile: è questa la metafora che sostiene il cortometraggio vincitore della prima edizione del Festival Internazionale del Cinema Povero, Zugzwang della statunitense d’origine spagnola Yolanda Centeno, che parte dal gioco degli scacchi per raccontare con originalità stilistica e narrativa, pur con qualche didascalismo nel finale, la condizione di un giovane già in mancata sintonia col mondo.
Tematica, questa, che è tipica di molte commedie, amare o meno, genere in cui, sotto certi aspetti, si può inserire anche il film in questione. Divertente e allo stesso tempo amarissimo è anche uno dei più interessanti ed incisivi film della selezione: La Donna, dell’argentino Nicolas Dolensky, vincitore con la protagonista Erica Rivas del premio per la migliore attrice. Dolensky, raccontando di una serata tra amici, riesce a far emergere, dietro le risate e i motti di spirito, una sempre più palpabile sensazione di solitudine e di deriva. La grande mobilità della macchina da presa, il lavoro sulle luci, sullo spazio e sui primi piani riescono a rendere mobile e vivace la narrazione, ovviando così alla ristrettezza del set. Il premio per il miglior attore è andato invece, ex-aequo, ai due giovani protagonisti di The Heat (Alexander Sosinski e Rafal Fudalej), del polacco Bartosz Kruhlik, il quale si porta a casa anche il riconoscimento per la miglior regia. I due giovani protagonisti diventano (l’uno) simbolo del “male” inspiegabile che entra improvvisamente a gamba tesa nella quotidianità del “bene” (l’altro), lasciando cicatrici indelebili, in un film teso e implacabile, dal grande rigore stilistico, etico e narrativo. Per la migliore fotografia è stato invece premiato Antonio Sanmarful per lo spagnolo Echoes, affascinante racconto attraverso sensazioni, suoni e atmosfere. Il pubblico ha invece scelto di premiare il delicato, commovente e divertente Teo del colombiano Andrès W. Cuartas, fantasiosa rielaborazione di un lutto compiuta da un bimbo e dai suoi nonni. La stessa tematica e la stessa capacità di commuovere con delicatezza, e pure con un po’ più di rigore, caratterizzano l’iraniano Requiem for a night di Yousef Kargar, vincitore (insieme al connazionale Najes di Bahran e Baham e al bulgaro Little Man Michail di Nicolay Bogomilov – forse l’unico film davvero poco incisivo tra i premiati con la sua risaputa e stravista visione da equivocato cinema d’autore) del premio “Città di Ispra”. Tra le opere non premiate, meritano una citazione almeno Dit is Ronald del belga Jules Comes, sardonico e potente grottesco su temi enormi quali la pedofilia, l’horror intimista francese, quasi un Romero personale e privato, Dieu reconnaitra les siens di Cédric Le Men, e molti prodotti spagnoli, ricchi di energia, ironia e sarcasmo (La primera dia de trabajo di Frederic Comì, Sinceridad di Nerea Osuna e Prohibido Arrojar Cadaveres a la basura di Clara Bilbao). Completano il palmares, per la gioia dei patrioti, il poetico Godka Cirka di Alex Lora e Antonio Tibaldi come miglior documentario, e l’ironico apologo Surrogato di Edda Valentini, miglior sceneggiatura.