SPECIALE 33° PREMIO SERGIO AMIDEI
Tra il Polesine e il West
In principio vi è la pianura, quella padana. La presenza di un luogo sospeso, vuoto e indecifrabile, caratterizzato da una sorta di atemporalità. E tutto comincia da questa “malattia della pianura” – com’è stata definita – un’appartenenza ad una realtà apparentemente avulsa ma capace di rappresentare la situazione di un intero Paese.
Il brillante esordio di Carlo Mazzacurati non nasce certo come critica sociale, ma le speculazioni scoperte dall’avv. Otello Morsiani durante la stima di alcuni terreni in un paesino del nord-est italico, di lì a poco – con il boom di corruzione scoppiato nei primi anni ’90 – si arricchiranno del valore intrinseco di messaggio denunciatario di una sporca politica nazionale. Pur segnata da questa specie di intuito pasoliniano, l’umile natura di Notte italiana è però quella di un racconto appassionato ed appassionante, la cui struttura riporta agli amori giovanili del regista: ed ecco allora il racconto ottocentesco, il film giallo e il poliziesco, e poi il folklore delle zone di provincia, in una particolare fusione tra una tradizione tutta italiana e la letteratura e il cinema di genere prettamente americano. Sì perché, nonostante vi siano in Notte italiana gli echi delle pellicole polesane di Visconti o di Antonioni – da Ossessione a Il grido – quello di Mazzacurati è un bagaglio culturale d’oltreoceano. Da qui l’importanza di quella pianura dal gusto western, una terra di nessuno in cui i protagonisti risolvono le proprie esistenze, riconducendo la figura di Otello a quella dello straniero che solo contro tutti riesce coraggiosamente a smascherare le malefatte dei fuorilegge che detengono il potere economico in una piccola cittadina. Ma la curiosità che contraddistingue tale personaggio è anche quella di tanti detective hard-boiled dei noir americani, evocati sin dal titolo; tanto più che sarà l’amore per una donna – l’affascinante Daria – a risucchiare il protagonista nel disvelamento finale del mistero, in una tipica atmosfera piovosa ed oscura, degna di Chandler. Eppure il vero fascino di Notte italiana rimane tuttavia racchiuso in quel magico luogo, il delta del Po, e nella capacità di Mazzacurati di rappresentarlo, intimamente mostrarlo e raccontarlo. In queste acque egli compie il suo battesimo e ciclicamente vi tornerà negli anni successivi – in L’estate di Davide, La lingua del santo, La giusta distanza – assieme ai suoi “naviganti”, per omaggiare questo luogo della memoria, dei sogni, dei ricordi: una sospensione cinematograficamente meditativa. Accompagnato dalla modestia del suo autore, Notte italiana è stata giustamente considerata, sin dalla sua uscita, una pellicola significativa di quegli anni, avvalorata dalla produzione di quella neonata Sacher Film di Nanni Moretti, simbolo di un deciso e coraggioso cambio di rotta nel panorama del cinema italiano.
Notte italiana [Italia 1987] REGIA Carlo Mazzacurati.
CAST Marco Messeri, Giulia Boschi, Mario Adorf, Memè Perlini, Remo Remotti.
SCENEGGIATURA Franco Bernini, Carlo Mazzacurati. FOTOGRAFIA Agostino Castiglioni. MUSICHE Fiorenzo Carpi.
Drammatico, durata 93 minuti.