SPECIALE ROB REINER
“La vita stessa è un viaggio da fare a piedi” (Bruce Chatwin)
Estate, 1959. I boschi attorno a Castle Rock, minuscola cittadina dell’Oregon, celano il cadavere di un ragazzino morto accidentalmente dopo essersi incautamente allontanato da casa alcuni giorni prima. Quattro adolescenti in cerca di fama si organizzano per andarlo a cercare ed intraprendono un viaggio di tre giorni che segnerà indelebilmente le loro esistenze ed i loro ricordi.
Tratto da Il corpo, racconto incluso nella raccolta di novelle Stagioni diverse di Stephen King, e narrato tramite i flashback di uno dei protagonisti divenuto affermato scrittore, Stand by Me – Ricordo di un’estate è un coinvolgente e delicato racconto iniziatico in grado di offrire innumerevoli spunti di riflessione sul tema dell’amicizia fraterna e sul viaggio come metafora esistenziale. Ed è proprio dal ricordo di un legame eccezionale ed indissolubile tra quattro amici uniti dagli stessi codici linguistici, riferimenti culturali e ritualità gestuali che nasce nell’io narrante adulto il bisogno di rendere nota quest’avventura adolescenziale. Sebbene ogni piccolo protagonista rappresenti in sé un microcosmo di emozioni e di esperienze vissute – che variano dal timore di crescere allo spinoso rapporto col mondo degli adulti – ciò che davvero conta per ciascuno di loro è il poter contare l’uno sull’altro al fine di trovare una valvola di sfogo su cui riversare i propri drammi personali ed il coraggio di maturare. Tale maturazione ed il conseguente traghettamento verso l’età adulta trovano proprio nell’esperienza comune del viaggio la loro metafora ideale. “Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone” ci ha reso noto John Steinbeck ne il Viaggio con Charley. Allo stesso modo, i giovani protagonisti di Stand by Me vengono chiamati ad affrontare una serie di prove fisiche, dall’attraversamento di un ponte con tanto di treno in corsa al dolore fisico a seguito di un contatto diretto con le sanguisughe della palude, che si ripercuotono più sulla loro sfera formativo-esistenziale che sulle loro abilità di sopravvivenza. L’essere adulti, sembra dirci Reiner, si deve principalmente ad un’intensa esperienza di vita comune che, nel bene e nel male, ci ha consentito di apporre i tasselli fondamentali per una completa (auto)consapevolezza ed accrescimento interiore. Così, mentre i giovani protagonisti si dissolvono in lontananza nel momento dell’accomiatarsi, l’eco di tale esperienza comune riecheggia ancora nell’aria tutt’intorno e nel miracoloso equilibrio della memoria di ciascuno di loro.
Stand by Me – Ricordo di un’estate [Stand by Me, USA 1986] REGIA Rob Reiner.
CAST Wil Wheaton, River Phoenix, Corey Feldman, Jerry O’Connell, Kiefer Sutherland.
SCENEGGIATURA Raynold Gideon, Bruce A. Evans (tratta dal racconto Il corpo di Stephen King). FOTOGRAFIA Thomas Del Ruth. MUSICHE Jack Nitzsche.
Avventura/Drammatico, durata 88 minuti.