The Feet of Fury
È il 1987 e Bruce ha tredici anni, piedi e fianchi pronti per competere nel Campionato di Salsa Juniores inglese. Ma un brutto incidente con dei bulli, incontrati proprio sulla strada verso la manifestazione, lo prosciuga della sicurezza in se stesso e della fiducia nella danza, indirizzandolo verso una strada diametralmente opposta a quanto lui è sempre stato fino ad allora.
Ma, come insegna il Dottor Pruitt di Quattro bassotti per un danese, “Gli uomini sono come i cani: ci vuole una femmina perché un maschio si metta in mostra”, ecco che grazie alla forte sbandata presa per il suo nuovo, avvenente capo, Bruce si riempie d’orgoglio e riscopre il suo amore più grande, quei passi messi da parte per vergogna e ora necessari per conquistare il cuore della sua bella. In amore e nella salsa tutto è concesso: la danza è vita e, come ogni bella cosa, condividerla con qualcun altro la rende anche migliore. Da questo presupposto prende il via Cuban Fury, nato da un’idea originale di Nick Frost, qui anche produttore esecutivo ma soprattutto mattatore senza rivali, un protagonista calibrato, con un carattere altamente stratificato: il suo Bruce è un uomo di buon cuore, riservato, tremendamente romantico, innamorato della vita anche se tale passione sembra essere sopita sotto timidezza, insicurezza, una quotidianità sonnacchiosa. Anche il più bel cigno può decidere di trasformarsi in un brutto anatroccolo per nascondersi e proteggersi dal mondo, è questo che il nostro eroe aveva deciso di fare della sua vita: Cuban Fury è la storia della sua rinascita. Questa favola è un perfetto portavoce di quella categoria di film di cui lo spettatore conosce in principio lo sviluppo, le tappe che toccheranno per evolversi, la serena conclusione verso cui approderanno. Il fatto di essere consapevoli fin da subito di tutto ciò permette di gustarsi fino in fondo un prodotto così concepito, perché la conoscenza porta allo scegliere tale storia per il preciso desiderio di immergersi in un’avventura squisitamente semplice, lieve e capace di lasciare quel dolce aroma di disimpegno e rilassatezza che purtroppo troppo spesso è inquinata dal facile scivolamento nella banalità e nella rozzezza. Non è un reato desiderare qualcosa che sappiamo non potrà farci del male: questo primo lungometraggio di James Griffiths si lascia gustare sotto ogni punto di vista, dalla vicenda, ai personaggi, alle trovate, è divertente, spassoso, e si concede il lusso di essere anche sorprendente. Un’ottima risposta inglese al mare indistinto di commedie americane, diretta con garbo e intelligenza, tra musiche indiavolate, colori, lustrini e protagonisti che entrano nel cuore.
Cuban Fury [id., Gran Bretagna 2014] REGIA James Griffiths.
CAST Nick Frost, Chris O’Dowd, Rashida Jones, Ian McShane, Rory Kinnear, Kayvan Novak, Simon Pegg.
SCENEGGIATURA Jon Brown. FOTOGRAFIA Dick Pope.
Commedia, durata 98 minuti.