SPECIALE ROB REINER
Colpe del sistema
Aaron Sorkin nel suo percorso d’autore teatrale e cinematografico ha mostrato una caratteristica costante: il conflitto tra un ordine – costituito o indotto – e l’imprevedibilità di ciò che non è possibile controllabile.
In questo il sistema matematico di L’arte di vincere svuotava di senso l’atto di scouting a favore di un rigoroso metodo scientifico nella scelta dei giocatori: l’atleta perde il valore umano per essere piuttosto un dato da inserire all’interno di una tabella, valutabile grazie al confronto statistico del singolo con quello finanziario del suo costo. The Social Network mostrava all’opposto la complessa rete dell’imprevedibilità della memoria – o forse solo della volontà – umana nella ricostruzione di fatti e nell’assunzione di meriti e colpe, come un Rashomon contemporaneo e intermediale in cui tutto va a cozzare con l’infinita possibilità d’immagazzinamento e catalogazione della memoria della Rete e dei social. La rigidità di quel Mark Zuckerberg, nerd per eccellenza quasi da essere un tutt’uno con il mezzo informatico, si trova faccia a faccia con l’emotività e la superbia di una nuova natura capitalista. Codice d’onore è allora il preambolo a quel lavoro, intavola cioè il discorso in modo meno raffinato narrativamente degli altri due sopraccitati ma contiene i germi di un conflitto che gioca con la superficie di un ordine costituito contrapposto all’imprevedibile. Questa è una soluzione narrativa mai scontata, come mostra il far iniziare la pellicola con i due marine accusati di omicidio proprio con l’atto che li vede effettivamente responsabili della morte di un commilitone. L’errore della loro azione non viene mai messa in dubbio, non siamo di fronte all’ingiustizia di due persone accusate senza motivo, ma ad essere sotto accusa è piuttosto la possibilità dell’errore nascosto anche nel meno necessario dei compiti. Il codice rosso appunto è l’ordinamento non scritto che dovrebbe regolare – attraverso punizioni – l’educazione e il corretto comportamento del soldato. Ma se uno di questi compiti volge alla tragedia questo fatto diviene una scheggia impazzita che attraversa, strappando tutto, le maglie di una rigida gerarchia di compiti e obbedienza, di colpe reali e colpe indotte. È il conflitto non tra sottoposti e chi comanda, ma è l’imprevedibilità del reale che sfugge ad un ordine costituito, e che quindi per questo si riafferma fallibile.
Codice d’onore [A Few Good Men, USA 1992] REGIA Rob Reiner.
CAST Tom Cruise, Demi Moore, Jack Nicholson, Kevin Bacon.
SCENEGGIATURA Aaron Sorkin. FOTOGRAFIA Robert Richardson. MUSICHE Marc Shaiman.
Drammatico, durata 138 minuti.