Il Cinema Ritrovato, XXVIII Edizione, 28 giugno – 5 luglio 2014, Bologna
Archeologia della casa di produzione più antica del Giappone
“Il Giappone parla!” è una rassegna dedicata ai primi anni del cinema sonoro giapponese, un periodo del quale la gran parte delle pellicole sono andate perdute, decadute col tempo o distrutte perché non più sfruttabili in senso commerciale.
Il Cinema Ritrovato ha ospitato il terzo e ultimo ciclo di film che è dedicato alla Shochiku, la storica società che produceva spettacoli kabuki, prima di esordire nel cinema nel 1920. In Giappone il passaggio al sonoro fu lento e graduale, i brevetti dovevano essere perfezionati, i cinema attrezzati e la tradizione del commento benshi era ancora molto sentita. Per questo motivo in Giappone i film muti o parzialmente sonori continuarono a circolare per buona parte degli anni Trenta. La Shochiku fu una casa di produzione intraprendente perché produsse il primo film sonoro giapponese, con un sistema di registrazione ispirato a quello dell’americana RCA. Tra gli autori che nei primi anni Trenta hanno sperimentato le nuove possibilità offerte dalla parola, troviamo dei veterani come Yasujiro Shimazu, Kenji Mizoguchi, Yasujiro Ozu, Heinosuke Gosho e Hiromasa Nomura. Molti dei loro film non sono mai stati proiettati in occidente. Il contributo più grande di questi registi è di aver sviluppato e diffuso un cinema che si concentra sulle vicende della piccola borghesia (shomin-geki), un genere al quale registi come Ozu rimarranno sempre connessi. Abbiamo quindi visto un cinema d’impronta realista ma che non rinuncia all’estetica e alla costruzione drammatica, storie di semplici impiegati, di mogli casalinghe o addirittura il racconto della vendetta di un minatore sul proprio capo (A Woman Is Crying in Spring), tutto molto prima del neorealismo italiano. I film di questo periodo hanno a cuore l’influenza dell’America sulla cultura giapponese e il moto migratorio dalla campagna verso le grandi città, che spesso non porta la ricchezza sperata, come ci racconta Ozu nel suo unico film della rassegna (Il figlio unico). I film della Shochiku coprono una varietà di generi ma rimangono sempre storie semplici e quiete, dalla vocazione umanista e proletaria. La sorpresa più interessante sono state le commedie della Shochiku, firmate da veterani quali Shimazu, Gosho e Nomura. Come spesso accade, il genere comico invecchia meno rapidamente rispetto agli altri e film come Our Happy Day e Lo sposo parla nel sonno sono ancora capaci di far ghignare il pubblico col loro umorismo pieno di macchiette (ma diverse dalle nostre) e fraintendimenti, che ha lasciato un’impronta visibile sui manga e su tutto il cinema giapponese successivo.