Il Cinema Ritrovato, XXVIII Edizione, 28 giugno – 5 luglio 2014, Bologna
“La metà oscura”
La 28a edizione del Cinema Ritrovato ha concesso meritata gloria a un regista ingiustamente sottovalutato dalla critica. Riccardo Freda ha esordito con affreschi avventurosi (Don Cesare di Bazan, Beatrice Cenci), si è dedicato all’horror (I Vampiri, Caltiki – Il Mostro immortale) e ha agilmente spaziato tra i generi, dal peplum in chiave fantastica (Maciste all’inferno) al giallo erotico (L’iguana dalla lingua di fuoco).
C’è una costante nel cinema di Freda, sia che si tratti di racconti gotici (teschi, cripte e sacrari), sia che si parli di mitologiche discese agli inferi, amebe gorgoglianti o medici necrofili. Dietro maschere grottesche di non morti e surreali mad doctor si celano tormenti della psiche, “demoni della perversità” che si insinuano nel quotidiano trasformando il reale in un percorso allucinato e straniante. Esistenzialismo tout court, realismo all’italiana. Ne I Vampiri, antesignano del cinema di Bava, Fulci e Argento, primo vero horror del belpaese (con buona pace di chi gli preferisce Il Mostro di Frankenstein, titolo perduto di Eugenio Testa del 1920), di soprannaturale ci sono solo un vecchio castello e le atmosfere spettrali riverberate nei quadri pittorici in elegante bianco e nero di Mario Bava. Confezione non sprovvista inoltre del fantasmagorico make up del maestro sanremese. I villain di turno, non certo soliti cadaveri vomitati dalla tomba, sono individui divenuti potenti in virtù del verticismo classista o del sangue blu pulsante nelle vene. E infatti la contessa Marguerite, per soddisfare un amore folle, ricorre al diabolico marchingegno dello scienziato Du Grand che la fa ringiovanire. Il prezzo lo pagano giovani donne dissanguate lungo le vie parigine (ma il film è girato nei teatri di posa romani). Indagano un commissario e il giornalista Pierre, sedotto da Giselle, nipote della contessa e custode di un terribile segreto che la lega all’altolocata megera e al suo lugubre castello. Si dice che la storia fosse incisa in un magnetofono e che il film fu girato, per scommessa, in poco più di dieci giorni. Leggende a parte il maledettismo d’antan di Freda, sovraccarico nei dialoghi e preciso nelle geometriche linee narrative, scandaglia l’orrore psicologico attraversato dal triumphus mortis di figure archetipiche: la donna-fattucchiera metamorfizzata (una “doppia” Gianna Maria Canale), lo scienziato pazzo con complessi prometeici, l’investigatore inconcludente, il giornalista che si improvvisa detective. Quattordici anni dopo Aldo Lado riprenderà, ne La corta notte delle bambole di vetro, lo schema frediano trasportandolo dal vetusto castello transalpino alla desolata Europa oltre Cortina, e l’horror targato Hammer diventa “gothpolitik”: complottismo e lobby vampiriche sui generis ansiose di dominare le coscienze.
I vampiri [Italia 1956] REGIA Riccardo Freda.
CAST Gianna Maria Canale, Carlo D’Angelo, Dario Michaelis, Wandisa Guida, Angiolo Galassi.
SCENEGGIATURA Piero Regnoli, Riccardo Freda. FOTOGRAFIA Mario Bava. MUSICHE Roman Vlad.
Horror, durata 85 minuti.