17° Genova Film Festival, 30 giugno – 6 luglio 2014, Genova
Fermare il tempo
Il ricco programma di proiezioni che il Genova Film Festival, giunto alla sua diciassettesima edizione, sta offrendo in questi giorni vede nella selezione del Concorso Nazionale Documentari il proprio indiscutibile fiore all’occhiello, offrendo al pubblico nove opere di forte interesse e variegate scelte di linguaggio, tutte meritevoli sulla carta di un riconoscimento.
Per chi scrive, grande turbamento e stupore ha provocato Inseguire il vento di Filippo Ticozzi. Già selezionato al prestigioso Visions du Réel, il documentario non sembra preoccuparsi di raccontare una storia organica: compie piuttosto un vero atto di fede verso l’immagine, il suo mistero e i suoi significati, nel tentativo di dare forma a un bisogno e una ricerca. Fin dal quoeletiano titolo e dalle prime scene del film, che vedono il regista come sospeso nel tempo di fronte a un prato di montagna, Inseguire il vento vuole testimoniare il travaglio e lo spiazzamento di una sfida quasi impossibile: quella di identificare il confine tra la vita e la morte attraverso lo strumento del cinema, e fare dello studio di quel confine un momento emotivo di scoperta e di relazione. La presenza di Ticozzi, costante in tutto il film, si ridimensiona per lasciare spazio al ritratto di Karine, esperta francese di tanatoestetica e tanatoprassi, le pratiche che curano cioè il restauro e la preparazione delle salme prima che esse siano esposte ai familiari. Gli impassibili dettagli con cui viene raccontato il lavoro della donna si alternano a malinconiche sequenze che testimoniano la sua vita quotidiana in Italia: i rituali stranianti degli ambienti domestici, gli spostamenti solitari all’interno della città, la tensione con cui Karine nutre la propria ossessione attraverso esperienze visive che inevitabilmente chiamano in causa il mondo dell’arte. Anche la donna, come il regista, è un fantasma in ricerca, e le nature morte che essi tentano di individuare e sondare sono, al contempo, momento di visibile deterioramento e barlume di inafferrabile eternità. Ticozzi, che evidentemente dispone di risorse molto contenute, non teme di includere l’incertezza della ripresa all’interno del proprio discorso, lasciandola dialogare con scelte di regia più ponderate, come i frequenti movimenti di macchina in avanti che intuiscono lucidamente il principio della penetrazione nello spazio, la ricerca di una soglia o l’esplorazione di un varco, chiamando all’appello anche lo sguardo dello spettatore. Nonostante il tema al centro del lavoro, Ticozzi riesce, specialmente con le scelte musicali, a dotare il suo film di una chiave di leggerezza, cui contribuisce la sua protagonista, attrice naturale, una donna che vorremmo continuare a conoscere, a capire, lasciandoci commuovere dalla solitudine della sua missione.
Inseguire il vento [Italia 2013] REGIA Filippo Ticozzi.
SCENEGGIATURA Filippo Ticozzi.
FOTOGRAFIA Filippo Ticozzi.
Documentario, durata 58 minuti.