SPECIALE BUON COMPLEANNO MEL BROOKS
L’arte della parodia
Sin dai titoli di testa, sulle note di una canzone che sembra citare la She Wore a Yellow Ribbon del film di John Ford, Mezzogiorno e mezzo di fuoco dichiara apertamente i suoi intenti parodici nei confronti del genere western.
Ma il film è anche un dissacrante omaggio alla storia del cinema in generale, un esempio di metacinema: si pensi al sottofinale in cui la finzione del set viene scoperta e vediamo gli studi della Warner dove avvengono le riprese, con tanto di mensa in cui i personaggi si prendono a torte in faccia alla velocità accelerata dei film muti. Poco dopo, lo sceriffo Bart e il pistolero Waco entrano in un cinema dove si proietta il film stesso, preceduti dal “cattivo” Lamarr (“Hedley, non Hedy!” è il tormentone ricorrente, un meccanismo di storpiatura del nome simile a quello di Frankenstein Junior, film che viene in mente anche per la somiglianza tra il mostro e il Mongo incaricato qui di uccidere lo sceriffo), salito su di un taxi al grido di “Drive me off this picture!”. Lo stesso personaggio in precedenza dichiarava “Io al massimo rischio la nomination come miglior attore non protagonista”. Insomma, Mezzogiorno e mezzo di fuoco è un film dove Mel Brooks, nel pieno della sua creatività, dimostra tutta la sua cinefilia, la sua capacità di mescolare con disinvoltura citazioni e riferimenti diversissimi, senza però rinunciare a una struttura solida del racconto. Rispetto ai film sconclusionati degli anni più recenti, qui non si ha l’impressione di assistere a una giustapposizione di gag senza molta relazione tra loro, ma a un vero e proprio western comico, che non disdegna il politicamente scorretto: Bart, lo sceriffo nero, anzi “nigger”, è ovviamente vittima di battute razziste per tutto il film. Per far ridere gli spettatori, Brooks non si fa mancare né i momenti nonsense (le mucche ovunque), né la volgarità (il concerto di peti e rutti, il barista Anal Johnson), ma una delle tecniche che utilizza più spesso è quella degli anacronismi, che contrastano con la fedeltà agli stereotipi western. Dai neri che cantano I Get a Kick Out of You all’apparizione dell’orchestra di Count Basie, dalla borsa di Gucci sfoggiata da Bart a Waco che esclama “Devo aver ucciso più uomini di Cecil B. DeMille!”, dalla rielaborazione della più celebre battuta di Mae West, ad opera della pseudo-Marlene Lili von Shtüpp, all’attraversamento del casello autostradale, è tutto uno strizzare l’occhio alla cultura pop e a tempi più moderni di quelli in cui è ambientata la trama del film. Come sorprendersi, allora, se la poesia di Waco e Bart a cavallo verso l’ignoto svanisce in un lampo, quando, nel finale, i due scendono dai rispettivi destrieri per montare su un volgare macchinone?
Mezzogiorno e mezzo di fuoco [Blazing Saddles, USA 1974] REGIA Mel Brooks.
CAST Cleavon Little, Gene Wilder, Harvey Korman, Slim Pickens, Madeline Kahn, Mel Brooks.
SCENEGGIATURA Mel Brooks, Norman Steinberg, Andrew Bergman, Richard Pryor, Alan Uger.
FOTOGRAFIA Joseph Biroc. MUSICHE John Morris.
Commedia, durata 93 minuti.