SPECIALE CLINT EASTWOOD
La paralisi del mondo reale
L’aggettivo che spesso si sente quando si parla del cinema da regista di Clint Eastwood è sempre lo stesso: classico. Anche Un mondo perfetto lo è, sia per struttura che per trattamento, ma il capolavoro del Nostro – per chi scrive – è soprattutto altro.
Snobbato dalla critica e da ogni tipo di premio, forse per la sua dura morale, Un mondo perfetto è una analisi del sogno americano passato e – soprattutto – futuro, in cui la centralità del protagonista Butch è nodale per capire la sostanza dell’opera. Butch incarna il cambiamento e allo stesso tempo la solidità di un sistema le cui basi avrebbero subìto delle trasformazioni epocali. Da detenuto in fuga diviene figura paterna e di “addestramento” per il piccolo Buzz, orfano di padre, e man mano che la vicenda procede scopriamo che il suo fine ultimo non è la fuga alla Bonnie e Clyde, ma un desiderio di cambiare la sua vita fino ad allora avara. Eastwood, non casualmente, ambienta il suo film in Texas nel 1963, appena prima dell’arrivo di Kennedy a Dallas per la sua ultima fatale visita ufficiale: la fine che farà Butch potrebbe essere accumunata a quella del Presidente, due uomini del cambiamento eliminati dal sistema non ancora volutamente maturo per le loro gesta. In questo senso è importante la figura di Butch, non un ipocrita galeotto che si redime ma un “vero uomo” dal cuore tenero che si adatta al pensiero della collettività in conflitto con la propria “natura”. Esempio lampante la sequenza a casa della famiglia di colore in cui la liberazione implica la violenza. Come Kennedy rappresentava la speranza e protezione per la sua Nazione, Butch è la speranza per il poliziotto, interpretato dallo stesso regista, e protezione per il piccolo ostaggio. Una caccia all’uomo che fin dall’inizio non ha senso, anzi è la completa realizzazione di “un mondo perfetto”, dove un bambino ha finalmente trovato una guida colmando quel tassello che mancava per essere felice: arriverà il mondo reale a rovinare tutto e le lacrime non riusciranno a fermare la miope illusione di un futuro migliore. La giustizia trionfa, ma lo fa senza capire e senza fermarsi a ragionare. Tutti vorremmo essere Laura Dern, e tirare quel calcio sulle palle finale che racchiude la rabbia dello spettatore. Se non ci si fermasse solo all’apparenza chiunque potrebbe scoprire delle realtà diverse e nuove, ed Eastwood ha cercato da sempre di dircelo anche in seguito con Changeling e Gran Torino: conoscere il diverso, ascoltare la verità, combattere per la reale giustizia. In questo Clint a suo modo è un classico, certo, ma rivoluzionario.
Un mondo perfetto [A Perfect World, USA 1993] REGIA Clint Eastwood.
CAST Kevin Costner, Clint Eastwood, Laura Dern, T.J. Lowther, Keith Szarabajka, Gary Moody.
SCENEGGIATURA John Lee Hancock. FOTOGRAFIA Jack N.Green. MUSICHE Lennie Niehaus.
Drammatico, durata 138 minuti.