BRASILE 2014 – SPECIALE MONDIALI DI CALCIO
L’agiografia di un Dio col pallone al piede
El Pibe de Oro. La mano de Dios. Questo è Maradona raccontato da Emir Kusturica, genio folle, dalle venature balcaniche, in Maradona di Kusturica, presentato fuori concorso al 61° Festival di Cannes.
Un dio potente e indifeso, fragile e sovrannaturale. Già da piccolo aveva un occhio che guardava al futuro: sapeva che sarebbe diventato Maradona, genio e sregolatezza, passione e dolore. Un piccolo uomo, venuto da un piccolo luogo, dotato di un piede fatato, che ruba i cuori di tutto il mondo, che si fa venerare come idolo pagano. I suoi fedeli lo ritengono tale anche quando, stordito dalla cocaina, distrugge tutto ciò che ha: come dice Kusturica, “Dio per una volta, Dio per sempre”. Gigante d’argilla si mostra con gli occhi lucidi, guardato dal regista con l’idolatria dell’adepto, invece che con sguardo scrutatore di chi vuole portare a termine un’indagine. Il cineasta mostra non solamente il calciatore che ha messo in ginocchio l’Inghilterra, il campione ribelle e rivoluzionario, allergico ai Grandi del mondo (Bush e l’America, “Carlo” e il Regno Unito per dirne alcuni), dalla vis giustizialista e guerrigliera tatuata sul braccio e sulla gamba (Fidel e il Che), immerso nella massa/onda “anomala” che vuole essere inondata dalla santità di Maradona per avere un po’ di perfezione nella sua imperfetta vita, ma, soprattutto, l’uomo che ammette: “Io sono la mia colpa e non posso rimediare”. Appare corpo ingombrante, molle e flaccido negli anni del buio, della desolazione e dell’allontanamento dal calcio, infarcito di sofferenza e solitudine. Nell’agiografia del Dio col pallone al piede c’è il martirio e l’autodistruzione da lui stesso voluti, e Kusturica racconta quegli anni non solo “seguendo” il timore di coloro i quali hanno creduto in lui, ma anche ascoltando le parole dell’uomo di oggi, libero dalla Dama Bianca, lo strazio e il rimpianto per gli anni persi e sottratti alle figlie e per il calciatore che avrebbe potuto essere. Kusturica intreccia immagini di repertorio, interviste al campione, fatti di cronaca, sequenze dei suoi film – Gatto nero, gatto bianco, Papà è in viaggio d’affari, Ti ricordi di Dolly Bell? –, donandoci lampi di verità intorno alla figura di Maradona, mette in scena un “gioco infinito con porte che si aprono e si chiudono”. In Maradona di Kusturica al centro c’è la deificazione e la spettacolarizzazione del fenomeno Maradona: come spesso accade in questi documentari, il regista percorre i passi del campione, raccontandone l’epica storia con malinconia e struggimento, poesia e ironia, evidenziando la natura profondamente e dolorosamente umana di una divinità che ha nei suoi geni il calcio, la ribellione, l’amore per l’eccesso e per la trasgressione.
Maradona di Kusturica[Maradona by Kusturica, Spagna/Francia 2008] REGIA Emir Kusturica.
CAST Diego Armando Maradona, Emir Kusturica, Ernesto Cantu, Fidel Castro, Manu Chao.
SOGGETTO Emir Kusturica. FOTOGRAFIA Rodrigo Pulpeiro. MUSICHE Stribor Kusturica.
Documentario, durata 90 minuti.