BRASILE 2014 – SPECIALE MONDIALI DI CALCIO
Quanto vale un Pallone d’Oro?
“Ho speso gran parte dei mie soldi per donne, alcol e automobili. Il resto l’ho sperperato”. Questa frase rappresenta l’emblema del giocatore che, prima dei vari giovanotti immeritatamente strapagati, condizionò il modo di vedere e di interpretare il calcio in Europa.
George Best, nato a Belfast nel 1946, è stato il più grande talento del calcio inglese di tutti i tempi e anche quello che è riuscito a far evaporare con maggiore facilità le conquiste di una carriera vissuta al massimo. Per parlare del film di Mary McGuckian possiamo utilizzare l’avvertimento che il patron del Manchester United dà al giovane calciatore prima che varchi per la prima volta i cancelli dell’Old Trafford a soli 17 anni: “Saranno problemi tuoi in campo con un cognome così”. George ne ebbe pochi di problemi, in campo, al contrario del film che, invece, mostra grandi limiti nel descrivere la dissolutezza e la disillusione di un ragazzo che, in fondo, aveva come unico difetto quello di sapere giocare molto bene a calcio. Con uno stile che ricorda, male, la stagione del free cinema inglese, e un taglio da mockumentary di bassa lega, McGuckian ripercorre tappe fondanti del mito di Best senza mai soffermarsi troppo a lungo su niente, per non rischiare di diventare profondo o di raccontare qualcosa di nuovo e di toccante. Best era un genio che si è distrutto la vita con l’alcol sempre, però, rimanendo un personaggio unico: questa, in sintesi, la trama del film. Best, interpretato da John Lynch, è l’inafferrabile mito pop che segna 6 gol in una partita contro il Northampton e che, non molti anni dopo, gira la Gran Bretagna con un ironico spettacolino da amarcord: litiga con le ragazze che frequenta, litiga con i compagni di squadra, soprattutto Bobby Charlton, litiga col mister, insomma, litiga col mondo intero. Nell’intervista che apre e chiude il film vediamo i suoi grandi occhi chiari brillare per un passato che non tornerà ed è questo l’unico momento in cui possiamo capire qualcosa di George Best, un fenomeno distrutto dall’alcol che nel 2003, due anni prima di morire, decise di vendere il Pallone d’Oro conquistato nel ’68, non per particolari necessità economiche ma per avere un po’ di soldi in più da parte. L’operazione di McGuckian fallisce là dove il personaggio Best vince: nel raccontare, cioè, una storia eccessiva che ha solo bisogno di essere ordinata e non romanzata con artifici tecnici (sguardi in macchina e riprese inclinate). È come se fosse il Pallone d’Oro venduto per ricavare qualcosa che serve ma non è fondamentale alla nostra esistenza.
Best [id., USA 2000] REGIA Mary McGuckian.
CAST John Lynch, Ian Bannen, Jerome Flynn, David Hayman, Roger Daltrey, Patsy Kensit.
SCENEGGIATURA Mary McGuckian, John Lynch. FOTOGRAFIA Witold Stok. MUSICHE Mark Stevens.
Biografico, durata 102 minuti.