Museo Nazionale del Cinema, Torino, 3 aprile-31 agosto 2014
Mitologie
L’amore per il cinema, ovvio ribadirlo, è fatto anche di elementi irrazionali e puerili: la cinefilia ha anche fondamentali componenti sentimentali, che ti permettono, per esempio, di considerare miti e divinità chi impersona sul grande schermo i tuoi sogni, la tua realtà e le tue illusioni.
Non è stata questa solo una prerogativa dello star system della Hollywood classica, quando il divismo era più radicato: è una componente fondamentale di tutta la storia del cinema: l’amore e l’ammirazione per gli attori/attrici preferiti e più amati. Tutto questo è alla base della mostra Best Actress. Dive da Oscar, ospitata dal museo del cinema di Torino nell’affascinante cornice della Mole Antonelliana e che è possibile visitare fino al 31 agosto. La mostra è stata ideata e curata dallo statunitense Stephen Tapart, con la collaborazione di Nicoletta Pacini e Tamara Sillo, e prima di sbarcare in terra sabauda è stata esposta a Los Angeles. La mostra, come il titolo fa intuire, è dedicata a tutte le attrici vincitrici del Premio Oscar per la miglior attrice protagonista, dalla pioniera Janet Gaynor, prima vincitrice nel 1929 grazie all’interpretazione in Settimo cielo, fino al recente trionfo di Cate Blanchett in Blue Jasmine. Andando in ordine cronologico, vengono celebrate tutte coloro che hanno alzato la statuetta al cielo, con fotografie delle cerimonie, ritratti, dichiarazioni, piccoli cimeli e brevi, ma precise, note biografiche e “cinefile”. Questo permette, oltre a celebrare le dive più note dell’Olimpo della storia del cinema, anche di ricordare – o conoscere – attrici e dive che non sono rimaste altrettanto impresse nella memoria comune: così, accanto alle Katharine Hepburn e alle Bette Davis incontriamo, per esempio, Marie Desler (Oscar, a 61 anni, nel 1931 per Castigo) e Luise Rainer (doppietta nel 1937-38 con Il paradiso delle fanciulle e La buona terra), accanto a Meryl Streep e Faye Dunaway, Marlee Matlin (Figli di un Dio minore nel 1986) e l’Ellen Burstyn di Alice non abita più qui. La mostra non è solo un’occasione per scoprire e riscoprire attrici e film un po’ rimasti nell’oblio, ma anche per intravedere qualcuno dei mutamenti della storia del premio Oscar in particolare, e anche del cinema più in generale: vedere, per esempio, quale tipo di film veniva premiato, quando erano più strettamente aderenti alle regole dell’industria e quando c’era invece più spazio per premiare una certa libertà linguistica e tematica. Infine, la mostra offre anche un’interessante spunto di “costume” nell’osservare come si sia evoluta la più importante serata del cinema americano: dalla formale, fino a un certo punto, cena dei primi anni, alla pomposa cerimonia che tutti noi conosciamo.