SPECIALE SPIA E LASCIA SPIARE
L’amore ai tempi della guerra fredda
Sullo sfondo della fine della guerra fredda si aprono le speranze per un cambiamento politico nell’Europa dell’Est, votato all’apertura e alla trasparenza verso i cittadini.
Barley è un editore inglese, presente ad un convegno moscovita: in questa occasione parla con un misterioso uomo che sembra essere particolarmente interessato alla presentazione del piano britannico che verte su un nuovo e necessario ordine mondiale. Da un semplice equivoco, Barley si trova coinvolto dalle autorità inglesi e americane in un programma di spionaggio tra Stati Uniti e Russia. La storia dell’editore si legherà così a doppio filo a quello del misterioso uomo e di una donna, Katya, che conquisterà anche il suo cuore. La casa Russia racconta una storia di “spionaggio alla fine dello spionaggio”: una storia in cui il terrore politico che aveva dominato indiscusso la cultura globale fino all’anno prima dell’uscita di questo film si propone di risolvere i rapporti e di distendere i contrasti, di fatto riaccendendoli. La morale del film, infatti, sembra essere un’apertura di speranza per un mondo in cui è possibile far valere le leggi umane e sentimentali sopra quelle giuridiche. Qui si apre la grande contraddizione di un film americano in ogni sua parte e dato stilistico che cerca di mostrarsi malleabile proprio al momento dell’affermazione della sua posizione. O, meglio, la contraddizione dell’omonimo romanzo di John le Carré. L’atmosfera del titolo, comunque, alterna fasi di tensione a momenti in cui domina una certa poetica algida, ma non per questo meno pregnante di significato e sentimento. Sean Connery e Michelle Pfeiffer mettono in atto un sistema di interpretazioni per cui ad ognuno dei due personaggi sono attribuite svariate sfaccettature e, a seconda della loro combinazione, il dialogo costruito dà un’impressione diversa agli onnipresenti ascoltatori. Soprattutto per quanto riguarda la Pfeiffer, il dialogo si moltiplica, in quanto non solo è il personaggio a dover interagire con gli altri personaggi, ma è anche l’attrice stessa a dover vestire i panni di una donna russa, figura che, per molti anni, è stata profilata come il nemico da battere. Riflettere su un film come questo alla luce delle attuali vicende nell’Est dell’Europa dovrebbe servire a riaprire le finestre anche su quella parte di mondo che l’attualità sembra ben volentieri dimenticare. In questo caso La casa Russia ottiene il risultato di mostrarci la finzione, sottolineare la fallacità delle strategie sotterranee e metterci in guardia da esse. O, almeno, questo è il significato auspicato.
La casa Russia [The Russia House, USA 1990] REGIA Fred Schepisi.
CAST Sean Connery, Michelle Pfeiffer, Klaus Maria Brandauer, Roy Scheider, James Fox, John Mahoney.
SCENEGGIATURA Tom Stoppard. FOTOGRAFIA Ian Baker. MUSICA Jerry Goldsmith.
Spionaggio, durata 122 minuti.