SPECIALE STREGHE AL CINEMA
Con la faccia al muro
In questi giorni la rivista Film Tv ha iniziato ad invitare i suoi lettori al gioco cinefilo dell’estate 2014: scegliere da una lista di 60 titoli il film più spaventoso della storia del cinema.
Tra i tanti c’è anche The Blair Witch Project, per chi scrive ancora fonte di brividi di terrore solo a parlarne. Uno degli ultimi eventi cinematografici, per proporzioni e fortuna, che banalmente si basa su due suggestioni vecchie come il mondo: la leggenda e la curiosità insita nel genere umano. Nel 1999 andare a vedere The Blair Witch Project fu un vero e proprio fenomeno di costume, che si portò dietro sostenitori e, soprattutto, nemici tra gli spettatori che uscivano dal cinema. Neanche il recente Paranormal Activity, pur basandosi sul medesimo stereotipo da mockumentary horror, è riuscito a far parlare di sé come fece questa pellicola, vuoi perché ormai il pubblico è più “sgamato” o per la perdita dell’effetto novità. L’esperienza cinematografica comune che vede nel ritrovarsi a condividere nel buio di una sala emozioni e spaventi, sembra ormai superata dalle visioni solitarie a cui siamo abituati. Stento a credere che oggi possa accadere quello che successe al tempo: file interminabili fuori dai cinema, con commenti a freddo di chi usciva e magari sconsigliava di entrare allo spettacolo successivo “per non buttare via i soldi”, persone che ancora sostenevano – nonostante l’ovvia falsità dell’operazione – che la vicenda fosse reale. Un discorso ampio sulla fascinazione e la menzogna al cinema che qui purtroppo non può essere approfondito data la sua complessità e tradizione storica. The Blair Witch Project non fa altro che sviluppare, in forma filmica, la classica strega “mangia bambini” tipica della tradizione orale, puntando all’immedesimazione; in essa potremmo riconoscere quelle storie raccontateci per non fare i cattivi, un gioco malvagio di cui tutti, in forme diverse, siamo stati plagiati. La strega è ancora con noi, si vuole vendicare, ha fame di anime, non la vediamo ma c’è e se non faremo i bravi saprà come punirci… Non è importante credere, quanto riconoscere un rimosso che se risvegliato non può che far rabbrividire. Una primordiale angoscia che i registi Myrick e Sànchez hanno diretto con la semplicità di cui necessitava, fotografia sporca e interpreti umanamente reali, verosimiglianza e affabulazione ritenuta al tempo dilettantesca ma invece ancora moderna. Si gioca soprattutto sul non mostrare, sul sonoro e la minaccia della notte; solo nel finale veniamo lasciati con una sequenza, quella all’interno della casa, terrificante e in cui finalmente “vediamo”. Un film che ancora è uno dei migliori sviluppi del mito di streghe e stregoneria: altra cosa è il glamour di Murphy e Falchuk e del loro American Horror Story: Coven.
The Blair Witch Project – Il mistero della strega di Blair [The Blair Witch Project, USA 1999] REGIA Eduardo Sànchez, Daniel Myrick.
CAST Heather Donahue, Michael Williams, Joshua Leonard, Bob Griffith, Jim King.
SCENEGGIATURA Daniel Myrick, Eduardo Sànchez. FOTOGRAFIA Neal Fredericks. MUSICHE Tony Cora.
Horror, durata 87 minuti.